PALERMO – Da oggi, cinquemila lavoratori saranno in cassa integrazione. La Formazione siciliana non ha pace. E le tensioni sfoceranno, in queste ore, nella grande “marcia” voluta dagli stessi dipendenti. Ai quali si sono affiancati gli enti gestori. Enti che intanto stanno procedendo con la richiesta di passaggio dei lavoratori in Cig, come del resto era stato annunciato pochi giorni fa. Oggi è previsto un nuovo incontro, per chiarire la portata del dramma. I motivi alla base della richiesta di Cig sarebbero essenzialmente due: la riduzione del parametro orario introdotto nell’ultima annualità dell’Avviso 20 e il ritardo nell’emanazione della direttiva che dovrebbe dare finalmente il via alla terza annualità. Così, gli enti hanno “alzato le braccia”: cassa integrazione. Che per molti lavoratori, in realtà, fa rima con “sospensione” se non con “licenziamento”.
E con questo spirito sono state raccolte, ieri, le lettere che arrivavano nella casella di posta dei lavoratori di enti piccoli e grandi. In qualche caso, e parliamo di ex operatori degli sportelli, ecco spuntare anche la data del licenziamento “vero”: il primo gennaio 2015. “Nonostante i buoni auspici delle organizzazioni sindacali, – si legge nella missiva che un ente ha invito a un lavoratore – ancora oggi l’assessorato Regionale al ramo non ha emanato alcun provvedimento circa la eventuale possibilità di reimpiego del personale dei servizi formativi presso il Ciapi o la possibilità di affidare, come commessa, agli Enti Gestori i servizi per le politiche attive del lavoro. Ne consegue che, – prosegue la lettera – con sommo dispiacere, siamo costretti a comunicare che a far data dal dì 1 ottobre 2014 inizierà il termine di preavviso, scaduto il quale, e, quindi dal dì 1 gennaio 2015, il contratto di lavoro dovrà intendersi risolto”.
Un “accompagnamento” alla porta di un settore dilaniato da sprechi e omissioni, da ritardi e inchieste. “A queste condizioni però – spiega il presidente dell’associazione di enti Forma Sicilia Paolo Genco – non possiamo andare avanti. L’abbassamento del parametro orario da 129 a 117 euro l’ora non ci consentirà di garantire gli stipendi. Senza contare il ritardo nella pubblicazione della direttiva attuativa della terza annualità dell’Avviso 20. Se non verrà emanata entro questa settimana, il numero dei lavoratori da passare in Cig potrebbe crescere di giorno in giorno. Una cosa è certa – conclude Genco – i lavoratori non credono più alle promesse di questo governo”.
E la richiesta del presidente di Forma Sicilia era del resto stata messa “nero su bianco” pochi giorni fa in un incontro tra gli enti di Formazione e i sindacati. “In assenza di direttiva dirigenziale attuativa della seconda annualità del Piano giovani (terza annualità dell’Avviso 20), che indichi tempi certi di emanazione dei decreti e di erogazione del finanziamento per le attività già avviate – si legge nel verbale sottoscritto da Forma, Cenfop, Assofor e Anfop-Asef in rappresentanza degli enti e Cgil, Cisl e Uil per i lavoratori – e nella considerazione che le modalità di avvio del Piano della seconda annualità e della relativa tempistica comporteranno un ulteriore aggravio di costi anche per la paventata riduzione delle risorse finanziarie”, spiegano gli enti, viene confermata l’intenzione “dettata da necessità, di sospendere dal rapporto di lavoro tutto il personale (ex Sportelli Multifunzionali e interventi formativi) a tempo indeterminato a far data dal primo ottobre 2014 e fino al 31 dicembre 2014”.
A questa richiesta, ovviamente, segue quella del passaggio dei lavoratori in “Cassa integrazione a rotazione fino al 31 dicembre del 2014”. E gli enti hanno anche individuato il “fabbisogno”: 850 mila ore per i dipendenti degli ex Sportelli multifunzionali e 1,5 milioni di ore per i dipendenti degli Interventi formativi. Tradotto: circa cinquemila persone in Cig, stando al conteggio compiuto dal presidente dell’associazione Assofor, Antonio Oliveri: “In base ai nostri calcoli, i lavoratori da passare in Cig saranno circa 1.800 lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali e 3.200 dipendenti degli interventi formativi. E a questi – aggiunge Oliveri – si aggiungeranno presto anche molti degli addetti all’Obbligo formativo. Prima che datori di lavoro ci sentiamo noi stessi innanzitutto dei lavoratori e stiamo soffrendo doppiamente per dover fare ricorso a tali strumenti che pongono fuori dal ciclo lavorativo i nostri colleghi. Abbiamo chiesto in tutti i modi, ma invano – conclude – che si riaprisse un confronto serio e fattivo con le parti sociali ed in particolare con gli organismi formativi che in questi anni hanno subito le iniziative unilaterali della amministrazione e del governo”.
E a destare preoccupazione è il fatto che, a differenze del passato, oggi siano anche gli enti piccoli e medi a dover mettere alla porta i propri dipendenti. “Nessuna direttiva, nonostante i solleciti, è stata pubblicata – ribadisce il presidente di Anfop, Joseph Zambito – e gli enti non avendo alcuna commessa, non hanno altra alternativa che avviare le procedure di mobilità e messa in Cig dei lavoratori. La riforma – aggiunge – avrà tempi biblici, considerato il contesto politico confusionario e noto a tutti. La terza annualità va avviata con urgenza perché il sistema è al collasso; la regione deve rispettare i tempi di erogazione dei mandati per pagare anche direttamente i lavoratori”. Ma adesso alcuni enti stanno pensando persino a una mossa successiva: quella denunciare la Regione per “procurato fallimento” a causa dei ritardi nei mandati di pagamento e nei rendiconti.
Ma ovviamente, più che degli enti, quello di oggi è il dramma dei lavoratori. Molti di loro vedono vicino ormai lo spettro di un definitivo licenziamento. Quella “macelleria sociale” esclusa a più riprese dal governo appare sempre più come una prospettiva concreta. E la marcia di oggi è stata lanciata proprio dai lavoratori: “Questo – attacca Alessandro Lazzano, dell’Unione lavoratori liberi – è il risultato della snervante lentezza con cui procede l’amministrazione regionale e l’assessorato retto da Nelli Scilabra per emettere le direttive per l’avvio della seconda annualità del Piano giovani e i successivi e relativi decreti di finanziamento. A fronte di impegni molto precisi sbandierati ai quattro venti e assunti ufficialmente, non si vedono atti concreti e tutto ciò è assolutamente vergognoso, atteso che una grossa platea di lavoratori rischia di essere sospesa in attesa di una improbabile Cig in deroga. Se il disegno di questo governo – conclude Lazzano – è quello di fare implodere il sistema noi non ci stiamo e siamo disposti alle barricate”. Intanto i lavoratori sono in marcia. Molti di loro verso un futuro che da oggi fa un po’ più paura.