PALERMO – Palazzo dei Normanni, interno giorno. La senatrice Licia Ronzulli arriva in compagnia del coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè. L’attesa per il vertice di Forza Italia cresce e la riunione carbonara dei frondisti che si tiene poco prima del calcio d’inizio non fa ben sperare.
Il buongiorno si vede dal mattino
La presenza dei deputati Edy Tamajo e Nicola D’Agostino dentro la stanza in cui si terrà il vertice del partito ancora meno. La giornata dei fratelli coltelli inizia così. Con la richiesta ai dioscuri renziani avanzata dalla fronda che fa capo ai filomusumeciani di lasciare gentilmente la sala. Se fosse un film sarebbe un western, Mezzogiorno di fuoco con le musiche di Dimitri Tiomkin e la voce di Tex Ritter. E riecheggiano le parole che fino a ieri pomeriggio qualche big forzista lasciava trapelare: “Domani si balla”. Nessuno dei protagonisti di questo venerdì di passione sa ancora quello che li aspetta. In mattinata le agenzie battono le parole al vetriolo del presidente Musumeci. Alla domanda se incontrerà la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, Musumeci risponde: “Io mi occupo di governare”. Il sipario cala sul palcoscenico. Il secondo atto va in scena: inizia una riunione fiume che dura circa nove ore. Due gli argomenti all’ordine del giorno: la candidatura di Francesco Cascio a Palermo e lo strappo all’interno del partito siciliano tra il gruppo filo Miccichè e il pezzo del partito che contesta la gestione tanti da avere destituito e il capogruppo Tommaso Calderone, sostituendolo con Mario Caputo, elezione poi ‘congelata’ dalla Presidenza dell’Ars. Ma il programma viene bene presto stravolto. E i temi sul tavolo diventano tre: guida e gestione del partito, capogruppo in Assemblea regionale e commissioni parlamentari. Le amministrative passano in secondo piano e le due fazioni se le danno di santa ragione. Un muro contro muro che a metà pomeriggio non lascia intravedere una soluzione. I nodi da dirimere riguardano il partito e i filomusumeciani non intendono fare sconti. Per parafrasare un big di questa area: “Non faremo finire tutto a tarallucci e vino”. E, lauto pasto a parte, in effetti il copione non tradisce le aspettative della vigilia.
La guerra dei comunicati
E si arriva al terzo atto. Gli ex renziani, lasciati fuori dalla porta, aderiscono al partito. E scatta la guerra dei comunicati. Neanche a dirlo, di segno opposto. Il resoconto dell’area Miccichè è trionfale. ”Forza Italia Sicilia è al lavoro per tornare a essere il primo partito nell’Isola e per ottenere un ottimo risultato alle prossime elezioni Amministrative”. Lo sottolinea Forza Italia in un comunicato, nel quale si dà conto di una “lunga riunione alla quale hanno partecipato, sotto la guida del coordinatore regionale Gianfranco Micciche’, tutti i parlamentari nazionali e regionali eletti sull’Isola, gli assessori e i rappresentanti di Forza Italia Giovani e dei seniores alla presenza della senatrice Licia Ronzulli, delegata dal presidente Silvio Berlusconi”, riunione che “è servita a ribadire l’unità di intenti e a superare le incomprensioni che avevano trasmesso l’idea di un partito diviso e litigioso”. “Forza Italia ha ribadito la sua collocazione nel centrodestra ed è innanzitutto, specialmente in Sicilia, una comunità umana composta da migliaia di amministratori locali di grande qualità: questo patrimonio non sarà disperso. È un partito forte, attrattivo e inclusivo come dimostrano le adesioni da parte degli onorevoli Nicola D’Agostino e Edy Tamajo, che sposano i suoi ideali. La riunione si è aperta con un applauso di solidarietà al presidente Renato Schifani per le minacce ricevute”, conclude la nota. Passano pochi minuti e il gruppo che fa capo agli assessori Falcone e Armao spara a zero, fornisce una versione antitetica della vicenda e, soprattutto, chiede la testa di Miccichè. “Nonostante il generoso sforzo della senatrice Licia Ronzulli, siamo a uno stallo totale. Il serrato confronto odierno non ha purtroppo portato alla risoluzione dei nodi che riguardano la linea politica di Forza Italia e che pongono come prioritario il cambio della guida del partito in Sicilia”, scrivono i deputati regionali Mario Caputo, Riccardo Gallo, Riccardo Savona, Alfio Papale, Stefano Pellegrino, Margherita La Rocca Ruvolo e gli assessori regionali Gaetano Armao, Marco Falcone e Marco Zambuto. Lo scontro è totale.
Lo schiaffo
E lo schiaffo di avere inglobato nel gruppo il duo sicilfuturista brucia non poco (anche perché, nei fatti, scombina i nuovi equilibri del gruppo parlamentare in favore dei Miccichè’s boys). Cattivissimi i commenti dei miccicheiani palermitani: “Savona non avrà preso benissimo l’ingresso di Tamajo”. E nemmeno nel catanese la toccano piano. “Papale non sarà esattamente entusiasta dell’adesione di D’Agostino”, sogghignano i pasdaran del presidente dell’Ars (che si fa pure fotografare in compagnia dei due ex renziani con tanto di posa alla Fonzie). Insomma, la partita non è chiusa. The show must go on.