PALERMO- Questa è la storia di Francesco Scola, 37 anni, ex bambino inarrestabile dello Zen, oggi musicista di livello internazionale, primo clarinetto con la Ulster Orchestra di Belfast. Uno che ha all’attivo esibizioni con Riccardo Muti, masterclass e concerti in giro per il mondo, attestati e riconoscimenti, tutto partendo dalla Zona Espansione Nord, dai suoi disagi, dai pregiudizi degli altri, da una esistenza tumultuosa che ha trovato il suo spartito.
E se pensate che la semplice parola Zen renda il racconto incredibile o miracoloso, siete fuori strada. Laggiù ci sono centinaia di ragazzi pronti a sbocciare, in cambio hanno bisogno di uno sguardo che li scruti fino in fondo all’anima. Una telefonata (“Scusa il ritardo, parlavo con papà”) ed ecco che Francesco narra di sé, con la semplicità dei grandi che sono tali perché mai abbandonano il cammino dell’impegno e dell’umiltà.
“Ero un ragazzino vivacissimo e facevamo delle scorribande con gli amici della mia età. Giocavamo a pallone, stavamo sempre fuori. Se non sono rimasto impigliato in qualche errore grave lo devo a mia mamma Nunzia, che purtroppo non c’è più, e a mio papà, Giovanni. A scuola mi muovevo tra i compagni in un ambiente ostile, perché ero gentile e un po’ timido. E’ stata la mamma a salvarmi. Mi ha detto: è giusto essere buoni, ma devi difenderti, altrimenti non la smetteranno mai. Alle elementari ho incontrato la maestra Pina Terranova, è lei che mi ha cambiato la vita”. Un cambiamento in cui le tessere si sono aggiustate grazie a una mano che sembrerebbe appartenere al destino.
“La maestra – continua Francesco – voleva che alla media mi iscrivessi al corso sperimentale di musica, alla scuola ‘Sciascia’. Fu proprio lei a portarmi fisicamente ai corsi. I professori mi guardavano perplessi, perché si vedeva che la prospettiva non mi affascinava. ‘E che intendi suonare?’. ‘Il pianoforte’, risposi. Ma con il pianoforte era tutto occupato, c’era rimasto soltanto il clarinetto. Che coincidenza strana, o forse non lo è. Mio papà aveva una passione per il clarinetto, ma il nonno non aveva i soldi nemmeno per comprargli lo strumento. E io nemmeno lo sapevo”.
Ora la cronaca di un sogno si fa incalzante nelle parole di Francesco: “A scuola mi danno un clarinetto antico, con le ragnatele… Lo porto nella mia stanza, lo suono. Mi sono innamorato subito, che magia quelle note… Papà si è indebitato per assecondarmi. Ho tante persone da ringraziare, dei miei genitori ho già parlato. Il mio insegnante allo ‘Sciascia’, una persona straordinaria, Nicola Billitteri. E il mio insegnante di musica d’insieme per fiati al Conservatorio, Luigi Sollima. Due maestri molto significativi per la mia crescita artistica ma anche umana. Mi sono diplomato presto al Conservatorio pure per rispetto dei miei e dei loro sacrifici. Audizione all’Orchestra Sinfonica siciliana. Non mi prendono. Secondo loro non avevo abbastanza esperienza, qualche mese dopo partecipo a un’altra audizione presso il teatro dell Opera di Roma, circa centoventi partecipanti provenienti da tutta Europa, indubbiamente un livello più alto rispetto a quello precedente. E vinco”.
Francesco è un artista, uno spirito vagabondo e sceglie di cambiare ancora. “Tento con l’orchestra, qui a Belfast. Io neanche avevo cognizione che Belfast fosse in Irlanda – e sorride -. Mi prendono, sempre come primo clarinetto. Da dieci anni sono qui. Gli irlandesi, che bella gente. Somigliano, in positivo, ai palermitani. Sono accoglienti, generosi, caldi. Torno qualche volta a Palermo e mi capita di riabbracciare qualche vecchio amico con cui giocavo a pallone. Sì, il clarinetto mi ha salvato”.
Nel dettaglio, sbirciando ancora il curriculum, il ragazzo venuto dallo Zen è un portento. Tra l’altro,è professore di “music performance” presso la Queen’s University e si esibisce nelle sale concerto tra le più famose al mondo come la Concertgebouw ad Amsterdam, la Philarmonie a Parigi, la Royal Albert Hall a Londra. Spesso viene invitato da orchestre del calibro della London Philarmonic Orchestra o della Finnish Radio Simphony Orchestra.
Sei felice Francesco? La risposta è in una risata leggera e musicale come un inno alla gioia.