PALERMO – Prezzi stracciati del 25 per cento. Come riuscivano a battere la concorrenza? “Non pagando l’Iva”, sostiene la Procura della Repubblica che ha messo sotto inchiesta nove persone, fra cui Giuseppe Pistone, cognome tra i più conosciuti nel settore degli elettrodomestici.
La merce, soprattutto televisori e monitor, partiva dalla Electronics Media Pritrevis, società con sede legale nel porto franco di Madeira, in Portogallo, e finiva sugli scaffali di Expert Pistone in via Ugo La Malfa, a Palermo, che la rivendeva a prezzi concorrenziali. In mezzo ci sono diversi passaggi, considerati fittizi dalla Polizia tributaria, gestiti da tre società “cartiere”: Aikon srl, Media Store e Idea Casa srl. Successivamente, la merce transitava dalla Smg Distribuzione srl e da La Rivendita Sas che, infine, la cedevano alla Giuseppe Pistone spa. In questa maniera veniva allungata “la catena commerciale fittizia per rendere meno agevole la ricostruzione dei passaggi di merce e, pertanto, l’individuazione dei responsabili della frode”. Lungo la catena sarebbe stato omesso il versamento dell’Iva con il risultato che, secondo i finanzieri, tutte le cessioni alla Smg e alla Pistone “erano state effettuate ad un prezzo (imponibile) inferiore al prezzo di acquisto ottenuto dalla Em Pritrevis”.
Parliamo di migliaia di pezzi. La polizia tributaria, infatti, ha accertato che la Pistone spa ha acquistato, nel 2011 e 2012, televisori, monitor e altri articoli per 4 milioni e 700 mila euro. Da qui il presunto mancato versamento di Iva che si aggira sul milione di euro che ha fatto scattare il sequestro di un libretto a deposito intestato a Giuseppe Pistone.
I finanzieri, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, hanno fatto uno screening per capire quanto concorrenziali fossero i prezzi dei prodotti venduti acquistati al mercato parallelo e venduti da Pistone. Conti alla mano la merce costava fino ad un massimo del 25 per cento in meno rispetto a quella dei fornitori ufficiali LG Elettronics Italia e Samsung Elettronics Italia.
Alcuni esempi: lo stesso modello di televisore Lcd è stato acquistato alla LG a 354 euro mentre alla Aikon, che riforniva Pistone, il prezzo scendeva a 280 euro; un modello Led della Samsung costava 427 euro che diventavano 315 euro al mercato parallelo. Questi i dati rilevati dagli investigatori a cui Pistone, nel corso del suo interrogatorio, ha ribattuto sostenendo che l’acquisto di elettrodomestici sul mercato ufficiale sarebbe stato più vantaggioso rispetto all’approvvigionamento sul mercato parallelo, senza tuttavia fornire alcuna documentazione di riscontro. Poi, ha aggiunto che si sarebbe “fidato” di Marco Matranga (ai domiciliari assieme a Marco Calamia ndr) in virtù del “consolidato rapporto di collaborazione”.
I fatti contestati sono relativi al 2011 e 2012 e sono stati scoperti partendo da una verifica fiscale di routine nei locali della di via Ugo La Malfa. Le misure cautelari sono scattate, dunque, a due anni e mezzo dall’avvio dell’indagine. Secondo il giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello, ci sarebbero attuali esigenze cautelari da salvaguardare. Parole che confermano la necessità di continuare a indagare. Ci sono altre presunte complicità, in Italia e all’estero, da scoprire. E soprattutto, secondo il Gip, ci sarebbe il rischio di reiterazione del reato come confermerebbe il fatto che Matranga e Calamia, nonostante sapessero delle indagini, avrebbero “reperito nuovi partners commerciali” a cui affidare il compito di costruire il giro di false fatturazioni utilizzate per non pagare l’Iva.