Fsc, dal Fondo di 6,8 miliardi hanno "raschiato" sviluppo e coesione

Fsc, dal Fondo di 6,8 miliardi hanno “raschiato” sia sviluppo che coesione

"Trattenuto" a Roma circa il 40% delle risorse complessive

Iniziamo, almeno noi (perché sembra che dalle parti di Palazzo d’Orleans non lo abbiano fatto), partendo dal contenuto normativo del dettato che istituisce e regola l’FSC ovvero il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. L’FSC è diventato quest’estate la soluzione a tutti i progetti (per un valore complessivo di oltre 13 miliardi!) fuoriusciti dal Pnrr all’atto della revisione proposta dal Ministro Fitto in un caldo pomeriggio di luglio.

Il “tormentone”

Per tutta l’estate abbiamo sentito risuonare il tormentone del duo Fitto-Schifani che diceva che gli interventi fuoriusciti dal perimetro Pnrr “avrebbero trovato copertura nell’FSC”. Ma altrettanto, a dire il vero, era capitato nelle passate Finanziarie dove l’FSC è stato in più occasioni usato come ‘futura’ copertura per interventi che non avevano dotazione finanziaria certa all’atto della promulgazione della legge. Per questo ricorso all’FSC prima della sua certa programmazione, diversi articoli di legge sono poi stati oggetto di impugnativa, perché in violazione delle basi delle leggi di contabilità pubblica: a fondamento di una norma emanata dal Parlamento deve sempre esserci la certezza della sua copertura finanziaria.

Il pozzo senza fondo

A qualcuno deve essere venuto pure in mente che l’FSC sia un pozzo senza fondo a cui attingere ogni qual volta serva reperire somme, alla sorta dell’albero della cuccagna a cui il gatto e la volpe conducono Pinocchio. Ed invece l’FSC, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, è il principale strumento finanziario attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale al fine di procedere al riequilibrio territoriale previsto dall’articolo 119 della Costituzione italiana. Strumento ineludibile per realizzare la coesione territoriale, ovvero per ridurre, se non abbattere, i divari economici, sociali ed infrastrutturali tra le aree del Paese.

Quasi 7 miliardi per la Sicilia

Ma torniamo a cosa sta succedendo in Sicilia. La dotazione FSC per la Sicilia è stata stanziata dalla delibera CIPESS n. 25 del 3 agosto 2023 ed è di 6,86 miliardi. Un’importante dotazione che rappresenta il 21% dell’intera dotazione nazionale in ragione della dimensione dei divari e quindi dell’arretratezza dell’economia siciliana nel confronto con le altre realtà nazionali. Non certo per merito, ma appunto per gravità degli indicatori di sottosviluppo. Una dotazione per la Sicilia ed i siciliani, per recuperare lo svantaggio competitivo nei confronti del resto d’Italia. E come avevano promesso nel tormentone estivo, per dare attuazione a quei tanti progetti inseriti nel Pnrr e rimasti fuori quest’estate dalla revisione che aveva tolto ben 1,4 miliardi alle comunità siciliane per spostarle sul capitolo destinato prevalentemente alle ‘grandi imprese’.  

L’Accordo bilaterale

A settembre 2023 il “decreto Sud” 124/2023 (poi convertito nella legge 162/2023) aveva precisato le modalità di utilizzo dell’FSC, precisando che la ripartizione sarebbe stata oggetto di un Accordo bilaterale tra il ministro Fitto ed il presidente della Regione. E lo schema di questo Accordo ha preso corpo nel pomeriggio di martedì 20 febbraio con l’approvazione in Giunta dello schema che prevede la programmazione delle risorse. O forse sarebbe più corretto dire la ricognizione delle somme da rendicontare a valere sull’FSC. Perché tra programmazione e ricognizione c’è una notevole differenza.

Le somme già “prenotate”

Dei 6,8 miliardi, quasi 3 miliardi sono però già “prenotati”; che significa già che sul 40% delle risorse che spettano alla Sicilia non compete alla Sicilia decidere. 1,3 miliardi sono stati allocati da legge nazionale per la realizzazione del Ponte sullo stretto, 0,8 miliardi sono bloccati dal dl 181/2023 per destinarli alla struttura del commissario rifiuti e 0,237 miliardi bloccati dalla delibera CIPESS n.79 del 2021. Ma soprattutto ci saremmo aspettati di leggere la lista degli interventi “spostati” dal Pnrr all’FSC, ovvero quei 1,4 miliardi che in un blitz di fine luglio erano stati tolti alla Sicilia ed ai siciliani.

Pur tuttavia, all’art. 6 comma 4 è previsto che “la Regione Siciliana si impegna a destinare anche alla copertura finanziaria di misure agevolative nazionali previste per le ZES, o di interventi definanziati dal Pnrr ricadenti nel territorio di competenza le risorse rivenienti dalle eventuali economie derivanti da progetti attualmente in corso di attuazione”. Quindi nel caso ci fossero eventuali economie potrebbero essere recuperati. Come dire…io speriamo che me la cavo.

*l’autrice è responsabile Pnrr del Pd Sicilia


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