I cadaveri tra gli agrumeti: in aula l'orrore del ritrovamento - Live Sicilia

I cadaveri tra gli agrumeti: in aula l’orrore del ritrovamento

Mario Casella, fratello di Massimo, ha risposto alle domande del pm.
IL DUPLICE OMICIDIO
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SIRACUSA – Gli hanno mostrato le foto dove lui stesso, seguendo alcune tracce di sangue, ha rinvenuto il corpo senza vita di suo fratello Massimo. Un salto nell’orrore è stato quello che ha vissuto Mario Casella, il primo testimone del processo per il duplice omicidio avvenuto il 9 febbraio 2020 tra gli agrumeti di Lentini. Alla sbarra, i due custodi Giuseppe Sallemi e Luciano Giammallaro (ormai in pensione, ndr). Ma tra i cespugli delle campagne della Piana è stato trovato anche il giovanissimo Agatino Saraniti, figlio della compagna di Massimo. È vivo per miracolo, invece, Gregorio Signorelli che è stat colpito al torace da una fucilata, ma il braccio ha attutito il colpo. Ed è riuscito a salvarsi. La sua testimonianza, cristallizzata con un incidente probatorio, è la prova regina del processo. 

Mario Casella, rispondendo alle domande del pm, ha raccontato le ricerche e poi il macabro ritrovamento dei due cadaveri. Non era da solo quella mattina, diversi parenti delle vittime sono partiti da Catania quando hanno capito che Massimo e Agatino non sarebbero più tornati. Una narrazione densa di particolari. Il fratello, qualche volta, per racimolare un po’ di soldi – visti i problemi economici – andava a rubare arance. Casella ha spiegato di aver parlato con Signorelli in ospedale per cercare di capire cosa fosse successo quella notte. E da lui avrebbe appreso che a sparare a Massimo sarebbe stato Sallemi, mentre Giammellaro avrebbe sparato al giovane Saraniti. E che sarebbe stato presente anche il figlio del pensionato. Su possibili accordi con i custodi per la “raccolta degli agrumi” (illecita, ndr), Mario Casella ha riferito di non avere conoscenza di questi aspetti. 

Giammallaro ha potuto sentire l’esame di Mario Casella in videoconferenza, mentre Sallemi ha scelto di non assistere. 

L’udienza si è aperta con alcune richieste preliminari dei mezzi di prova. Il pm ha chiesto alla Corte d’Assise di conferire incarico per le trascrizioni delle intercettazioni svolte durante le indagini: i dialoghi in carcere dei due imputati, quelle in ospedale di Signorelli, quelle tra alcuni parenti degli imputati, quelle registrate dalla microspia piazzata nell’auto del figlio di Giammallaro. 

È stato citato come “responsabile civile” uno dei proprietari dei fondi dove è avvenuto il duplice omicidio, come chiesto dai legali dei familiari delle vittime. Il difensore dell’anziano custode ormai in pensione ha chiesto al collegio una perizia sulle difficoltà di deambulazione del suo assistito. Ma la Corte ha rigettato. Si torna in aula il prossimo 25 giugno: saranno esaminati due investigatori.

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