Fucilate nella faida in campagna: chieste tre condanne a 30 anni

Fucilate nella faida in campagna: chieste tre condanne a 30 anni

Le chiede il pg per la morte di Giuseppe Destro
NEL CATANESE
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LICODIA EUBEA (CATANIA) – La Procura generale ha chiesto alla Corte d’appello tre condanne a 30 anni di carcere per omicidio e tentato omicidio. È giunto alle battute finali il processo per l’omicidio del 50enne Giuseppe Destro e il ferimento di suo fratello Carmelo, che fu portato d’urgenza al Cannizzaro, il 26 febbraio 2018, e si salvò.

Due degli imputati sono già stati condannati in primo grado, ovvero Sebastiano e Nunzio Nuccio Montagno. Il terzo, Salvatore Montagno, è stato assolto “per non aver commesso il fatto” in primo grado. Ora per lui la Pg chiede la condanna.

L’udienza in appello

Ieri mattina in aula hanno discusso gli avvocati Massimo Alì, che assiste Sebastiano e Nunzio Nuccio Montagno, e Domenico Acciarito, difensore di Salvatore Montagno. Quest’ultimo è difeso dagli avvocati Acciarito e Francesco Antille. L’avvocato Antille aveva già discusso alla scorsa udienza.

Il prossimo 26 giugno sono in programma le repliche dell’accusa, poi la sentenza. Il movente del delitto, secondo l’accusa, sarebbe l’odio. Un odio profondo, maturato nelle campagne della profonda Sicilia. Allevatori contro nel Calatino, a metà strada tra Mazzarrone e il minuscolo centro di Licodia. Da una parte i due presunti assassini, dall’altra le due vittime.

La scarcerazione

La scena del delitto è una zona dove insistono vari terreni da pascolo, contrada Giurfo. Carmelo Destro, si ricorda, poi è morto durante il processo, ma per un grave male, non come conseguenza delle ferite riportate nell’agguato.

I Montagno sono originari di Tortorici ma allora residenti a Vizzini, nel catanese. Salvatore Montagno, si ricorda, era stato arrestato ai domiciliari e scarcerato per l’assoluzione. A sei anni di distanza dall’agguato in campagna, dunque, si è tornati in aula.

Nel corso del processo di primo grado, in Corte d’assise, sono servite due perizie e l’audizione di numerosi testimoni. Alla fine il movente dei contrasti tra pastori ha retto. Ma la parola ora passa ai giudici d’appello.


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