Operai morti a Casteldaccia, funerali Giuseppe La Barbera VIDEO

La tragedia di Casteldaccia, lacrime e palloncini bianchi per Giuseppe

È uno dei cinque operai morti il 6 maggio. Il video

PALERMO – Un grande applauso è risuonato nel cielo di Ballarò, nel cuore di Palermo. Nella chiesa del Carmine sono stati celebrati i funerali di Giuseppe La Barbera, uno dei cinque operai morti nella tragedia di Casteldaccia. La chiesa era stracolma.

I cinque operai sono morti perché travolti da un’ondata di liquami e gas nell’impianto della cittadina in provincia di Palermo.

Il racconto dell’ultimo saluto

C’è un bambino sorridente, nella chiesa del Carmine a Ballarò. Gioca col telefonino. Lancia dei gridolini. È piccolo e non può mettere insieme i pezzi di quello che sta accadendo. Ha l’età delle prime esperienze.

Tutti lo coccolano. Tutti gli sorridono di rimando. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, fa la faccia che si fa ai bambini per accarezzarli con lo sguardo.

Il bimbo e il sacerdote

Il bimbo, che è bellissimo, ha sonno, si appoggia a una spalla. Intanto il sacerdote, all’altare, benedice suo padre che riposa in un feretro. I funerali di Giuseppe La Barbera, 28 anni, l’operaio interinale dell’Amap, morto con quattro compagni di lavoro nella tragedia di Casteldacci, provocata dalle esalazioni del gas durante i lavori alla rete fognaria, si celebrano davanti a un mare di gente.

Le panche sono gremite. La chiesa è stracolma. Ballarò, con la sua gente generosa, con il suo cuore forte, c’è. E c’è la famiglia di Giuseppe. Persone che affrontano il lutto con dignità e coraggio. Persone che si aiutano. Quel bimbo se lo passano di braccia in braccia, come se fosse il figlio di tutti.

Lacrime

Si piange in mezzo a quelle panche. Un signore che cammina a fatica dice: “Appena ho saputo che Giuseppe era morto mi è venuto in colpo. Non potevo morire io al posto suo?”. Molti hanno una magliettina con il volto stampato di questo ragazzo che ha cercato di salvare gli altri, scendendo nell’impianto.

Ed è morto con loro. Padre Pietro Leta, il rettore della chiesa, con i concelebranti, dà conto di un messaggio di affetto e vicinanza dell’arcivescovo Lorefice.

Ecco il passo della resurrezione di Lazzaro. “Signore, ma che è successo? Se tu fossi stato qui – dice il rettore, riprendendo la Scrittura -. Ma il Signore c’è, non ci abbandona. Siamo noi che siamo incapaci.

La tragedia

Questa tragedia di Casteldaccia: cosa sarebbe successo se ci fossero state le attenzioni? Ballarò è qui perché è una realtà della vita. Ma può diventare il mercato della morte con i giovani che vengono a comprare la droga”. Un grido accanto al dolore.

Ballarò e qui. E piange. E si dispera, mentre la famiglia ringrazia con un messaggio i presenti. Ci sono gli operai dell’Amap in lacrime che prendono il feretro e lo portano fuori, con i palloncini bianchi che volano contro il sole. E c’è la moglie di Giuseppe, con il suo coraggio e la sua compostezza.

C’è una famiglia unita, colpita dal lutto. Ci sono i figli. C’è quel bambino che sorride come suo padre da una maglietta. Suo padre che lo guarda, come uno che non andrà mai via.

Casteldaccia, lo speciale sulla tragedia


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