PALERMO – Incoscienza o sfacciataggine. Di certo una mancanza di rispetto. Qualcuno aveva osato rubare in casa di Rosalia Messina Denaro, la sorella del latitante. E partì la caccia all’uomo, interrotta quando la notizie finì sui giornali. È uno dei retroscena del blitz che ha portato al fermo di ventuno persone.
Gaspare Como, uno dei cognati del capomafia, incaricò Vittorio Signorello e Calogero Guarino di individuare i responsabili dell’incursione, avvenuta nella notte fra il 5 gennaio e il 6 gennaio 2017, nell’abitazione di contrada Strasatto Paratore, nelle campagne di Castelvetrano.
La frenetica ricerca è stata monitorata dai carabinieri del Ros. I sospetti caddero sugli operai del rigattiere che nei giorni precedenti al furto aveva effettuato un trasloco per conto di Rosalia Messina Denaro. La donna si era trasferita dalla casa di campagna all’abitazione in paese di via Alberto Mario.
Non fu l’unico furto. In una seconda occasione qualcuno aveva osato rubare nespole nei terreni di Rosalia Messina Denaro. Una refurtiva di poco conto, ma uno sgarbo imperdonabile. Il mezzo usato per caricare la frutta, descritto dalla sorella del latitante, andava trovato e incendiato.