PALERMO – Bisognava dimostrare che l’allaccio abusivo servisse davvero per alimentare l’abitazione dell’imputato. Da qui l’assoluzione di G. L.M., 34 anni, decisa dal giudice monocratico Ivana Vassallo.
I fatti sono del 2011. I tecnici dell’Enel si presentarono in un condominio della zona di San Lorenzo. Il contatore era stato manomesso affinché registrasse meno della metà dei consumi effettivi. Si portarono via il rilevatore, ma – hanno sostenuto i legali della difesa, gli avvocati Alessandro Martorana e Giuseppe Burgio – dov’è la prova che a beneficiare della manomissione non fosse stato un appartamento diverso da quello dell’imputato?
Per accertarlo si sarebbe dovuto fare un controllo in casa, in modo da escludere che qualcuno avesse fatto il furbo all’insaputa dell’imputato. I legali avevano anche sostenuto un’ulteriore tesi che, però, non ha fatto breccia nel giudice: il controllo del contatore fu un’operazione unilaterale ed invece sarebbe stata necessaria la presenza del cliente. Insomma, al pari di un accertamento irripetibile, come una perizia o un’autopsia.