ROMA – Non soltanto l’affossamento del salario minimo: nella serata di martedì 5 dicembre, è stato varato un ordine del giorno della Lega per l’introduzione di una quota variabile, sullo stipendio dei dipendenti pubblici, che dipende dal loro luogo di attività.
“Stipendio nazionale comporta disuguaglianze”
L’odg, come riportato da ‘Repubblica’, è stato presentato dai deputati della Lega, capitanati da Andrea Giaccone e da Rossano Sasso, e ha l’obiettivo di proporre una quota variabile di reddito temporaneo correlato al luogo di attività, dato che “lo stipendio unico nazionale potrebbe comportare diseguaglianze sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo”. Le cosiddette “gabbie salariali”, proposte per la prima volta nel 2009 da Umberto Bossi, con il governo Berlusconi.
L’approvazione arrivata nella notte
Una manovra che è stata approvata intorno alle 23 dalla Camera. Non c’è stato un voto o una discussione: per l’ok è bastato il parere favorevole espresso dal sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon.
Dall’opposizione è arrivata la risposta critica di Marco Sarracino, deputato e responsabile Sud del Pd: “Con l’ordine del giorno presentato dalla Lega – ha detto – si punta esplicitamente a classificare i cittadini del Meridione e delle aree interne quali cittadini di Serie B. Per la destra, un medico, un infermiere o un insegnante del Sud deve guadagnare meno di un suo collega del Nord: è un colpo alla coesione e all’unità nazionale”, ha concluso.