Galeotta fu l’assonanza. Che ha partorito il gustoso equivoco. Trasformando un monumento in una cittadina. Il qui pro quo prende forma alla presentazione delle “Vie dei Tesori”. Quando il presidente della fondazione Unesco Sicilia Aurelio Angelini ha parlato di una “nuova” candidatura siciliana. Ma i giornalisti, nel bailamme dell’evento, hanno afferrato male un pezzo dell’annuncio. L’agenzia Ansa, infatti, ha riportato che candidata era la cittadina di Castellammare del Golfo, provincia di Trapani. Tripudio da quelle parti: l’articolo su Livesicilia che riportava il lancio Ansa ha totalizzato quasi diecimila letture, venendo condiviso 700 volte sui social. Ma le cose non stanno esattamente così. La candidatura infatti riguarda non Castellammare ma il Castello a Mare di Palermo. Staccato, insomma.
La fortezza normanna che si trova tra il vecchio e il nuovo porto della città potrebbe essere, spiega Angelini, il decimo monumento inserito nel percorso arabo-normanno di Palermo, Cefalù e Monreale. Che al momento conta nove “gioielli”. Ce ne sono altri quattro che avrebbero i requisiti storico-artistici per essere inseriti: sono appunto il Castello a Mare, la Cuba, la Magione e l Castello di Maredolce. Si tratta però di siti, spiega Angelini,m che si trovano in contesti di degrado o comunque che non rispettano i requisiti richiesti dall’Unesco. Si potrebbe rimediare per il Castello a Mare con “lavori per metterlo in sicurezza e renderlo fruibile. Creando i servizi necessari per inserirlo nel percorso arabo-normanno”. A Palermo, quindi. “Stamattina mi ha chiamato il sindaco di Castellammare e mi ha detto: ma devo saperle dalla stampa queste notizie?”, sorride Angelini. Cose che capitano quando una terra sovrabbonda di bellezze.