Galvagno: "Nessuna bacchettata al governo, ma si lavori di più" - Live Sicilia

Galvagno: “Nessuna bacchettata al governo, ma si lavori di più”

Il presidente dell’Ars indica la strada per sbloccare l’assemblea.
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

PALERMO – Il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, dopo i rimbrotti dei giorni scorsi si dice soddisfatto del fatto che “Schifani abbia accettato il suo invito” convocando capigruppo e presidenti di commissione. Bisogna premere sull’acceleratore per sbloccare l’aula dalla fase  di paralisi che sta vivendo: questo l’obiettivo dichiarato del presidente dell’assemblea. Galvagno indica alcune possibili soluzioni e torna sul monito pronunciato a Sala d’Ercole. “La maggioranza non può assentarsi ma deve stare in aula”.

Presidente, partiamo dall’imbarazzo che ha recentemente palesato per le numerose assenze registrate tra le fila della maggioranza.

Semplicemente, rispetto al primo tagliando, che si fa dopo sei mesi, mi auguravo ci fosse maggiore passione rispetto al mandato che oggi stiamo ricoprendo. C’è da dire che abbiamo fatto una Finanziaria molto corposa, se fosse stata più snella, l’attività parlamentare avrebbe potuto trovare seguito nelle sedute successive. Vengo e mi spiego.

Prego.

Se la Finanziaria, invece, di contenere 120 articoli ne avesse avuti 20, i 100 articoli rimasti fuori potevano diventare dei disegni di legge autonomi e quindi l’aula poteva lavorare di più. C’è anche da dire che viviamo un periodo particolare anche perché siamo a ridosso di scadenze elettorali, con numerosi comuni al voto. Quindi è pacifico pensare che ci possa essere qualche assenza, non mi aspetto però assenze da parte della maggioranza e non posso condannare eventuali assenze dell’opposizione perché noi siamo la maggioranza e siamo tenuti a rimanere seduti tra i banchi. 

Il suo rimbrotto è da leggere tra le righe come una bacchettata al governo Schifani?

No, non mi posso minimamente permettere di bacchettare nessuno, semmai posso soltanto imparare. C’è da dire, però, che il mio è un invito a spenderci tutti quanti di più magari lavorando un giorno in più per avere modo di affrontare più questioni.  

Come si cambia rotta? Ha in mente una road-map per accelerare i lavori d’aula?

Sì, secondo me dobbiamo fare questi tagliandi sempre più spesso perché rappresentano poi un termometro dello stato di salute dell’assemblea e del governo e diventano un pungolo per produrre di più. Attenzione, io non sono per la produzione di leggi che possano ingarbugliare ulteriormente tante norme esistenti. Dobbiamo pensare a una sburocratizzazione, per farlo però serve una norma che possa snellire le numerose leggi che ci sono e che a volte possono cozzare l’una con l’altra. Quindi la risposta è che vogliamo accelerare. Certamente servirà anche da parte del governo individuare una serie di priorità che intende sviluppare e noi saremo disponibili a farlo In tutte le maniere possibili e immaginabili.

Quanto pesa la concomitanza con la campagna elettorale nelle assenze dei deputati? Dobbiamo immaginare realisticamente che l’aula tornerà a lavorare a pieno regime a metà giugno?

Pesa tanto perché chiaramente molti deputati sono sul territorio. Il 16 ci sarà una seduta d’aula, ho appreso con grande soddisfazione il fatto che il presidente della Regione abbia convocato i capigruppo e i presidenti di commissione quindi ha accettato il mio invito a confrontarsi con loro e sono contento perché vuol dire che è sensibile a questo genere di problemi. L’aula si terrà il giorno 16. Non ricominceremo il 30 perché, le anticipo che il 30 e il 31, per la prima volta nella storia, ci sarà la commissione europea in assemblea e il Palazzo sarà blindato. Ricominceremo il 6 giugno magari non ci sarà chissà che cosa, ma le posso assicurare che l’aula rimarrà aperta certamente fino a fine di luglio e forse anche all’inizio di agosto. 

Vesto i panni dell’avvocato del diavolo. Questo discorso non rischia di alimentare sentimenti populisti?

In che senso?

Non si rischia di alimentare l’idea che i deputati non fanno nulla? Come si può fare da pungolo evitando il rischio di alimentare questa narrazione?

Io non credo che l’impegno politico si quantifichi solo nel numero di ore che si passano nelle sedute dell’assemblea, però è chiaro che quello è un termometro. Quando un deputato va a una tavola rotonda o a un incontro con i sindacati e investe tre o quattro ore del proprio tempo voi giornalisti lo considerate lavoro o no?

Io sì. 

Non tutti però, c’è chi cerca di alimentare l’odio nei confronti della politica. Io la invito a passare non un giorno ma un mese con me: la mia giornata inizia sette meno un quarto, quando leggo la rassegna stampa, e termina all’una e mezza di notte quando stacco. Le posso fare vedere cosa faccio io, non so cosa fanno gli altri. Posso parlare per me ma non per tutta la classe politica. 

Invito accettato. 


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