GANGI – Un’antica lapide diventa un “caso” nella comunità di Gangi. Una scritta risalente al “periodo fascista” recuperata dal degrado che non ha però risparmiato critiche nei confronti dei promotori dell’iniziativa. Polemiche e giudizi contrastanti, quindi, sulla scelta di “ripulire” un’insegna che porta la firma del Duce. La vicenda accade a Gangi comune del Palermitano di circa settemila abitanti e “Borgo più bello d’Italia” nel 2014, dove a seguito del “restauro” di una scritta murale nella facciata di un edificio privato del centro storico che “inneggia al fascismo” (“Nessuno pensi di piegarci senza aver prima combattuto”), è scoppiato un vero e proprio scontro cittadino, che ha coinvolto la comunità divisa tra “favorevoli” e “contrari” all’iniziativa di recupero.
Tra i “no al restauro” quello dell’associazione nazionale dei partigiani (Anpi), che non risparmia critiche nei confronti del primo cittadino, Giuseppe Ferrarello, ritenendo l’iniziativa una “gravissima manifestazione di propaganda fascista”. “Sindaco, che accada un fatto come quello evidenziato dalla lapide, che riporta su un muro del suo Comune una frase di Benito Mussolini molto aggressiva, di natura ipernazionalistica e funzionale alla guerra, grandemente mi addolora – scrive nella lettera aperta alla città Giuseppe Carlo Marino, presidente onorario dell’Anpi Palermo – se non altro perché mette in luce quanto sia ormai povera e decaduta in una smemoratezza condita da ignoranza, e nello squallore truffaldino delle interpretazioni revisioniste, la storia nel nostro Paese ovvero, come ritengo che Lei sappia (dato che anche Gangi fa parte dell’Italia!) la storia d’Italia”.
Ma Ferrarello non ci sta e contrattacca, perchè ritiene che l’iniziativa portata avanti da un “gruppo di privati cittadini” e senza l’utilizzo di “fondi pubblici”, altro non è che una semplice “pulizia” del bene, e non quindi un “attività di restauro”: “Come ho avuto modo di scrivere all’Anpi l’iniziativa riguarda soltanto la pulizia della scritta muraria dallo sporco accumulato nei decenni – spiega il sindaco – infatti la spesa complessiva per l’operazione è stata di appena cento euro, importo versato esclusivamente da privati e senza alcun contributo pubblico”. “La storia è storia – precisa Ferrarello – e non è oscurando o imbrattando queste opere che è possibile cancellarla anzi è proprio la memoria storica – conclude – che aiuta le comunità a non ripetere certi errori”
Ma le polemiche sulla vicende del “bene fascista” corrono veloci anche sul web. Tra queste il commento di Andrea Arcuri, militante di sinistra del comprensorio “Madonita”, che su “Facebook” il 7 agosto scorso, non risparmiava critiche nei confronti degli ideatori: “A Gangi hanno restaurato una scritta murale, enorme tra l’altro, con una citazione di Mussolini. Tentativi squallidi di riabilitazione del fascismo. Vergogna!”. Tra gli altri commenti sui social anche quello di Giuseppe, cittadino di Petralia: “Ha capito qual è la direzione socio culturale verso cui si sta andando… c’è più fascismo oggi che nel ’39… quindi mi sembra abbastanza al passo coi tempi” . E’ invece favorevole al ripristino della vecchia lapide Maria Grazia G. che sul web scrive: “Questa è la nostra storia bella o brutta che sia il passato non si può cancellare”. Dello stesso avviso anche il post di Pietro Polito: “Imbrattare o nascondere scritte di questo tipo non costituisce una soluzione. Concordo anche sul fatto che la storia è storia e non può essere cancellata con un colpo di spugna”.