Gela, l'ira dei sindacati: |"Accordi non rispettati" - Live Sicilia

Gela, l’ira dei sindacati: |”Accordi non rispettati”

Domani sciopero di otto ore. Le sigle dei lavoratori contro la mancata riconversione della raffineria: intervengano Crocetta e Renzi.

PALERMO – Esplode la protesta dei lavoratori Eni di Gela. Blocchi stradali, traffico in tilt e lunghe code alla porte della cittadina gelese. Stamane, infatti, gli operai del petrolchimico e dell’indotto sono scesi in piazza contro la chiusura della raffineria e della sua mancata riconversione in impianto “verde”, così come stabilito nel Protocollo d’intesa sottoscritto a Roma lo scorso novembre 2014 tra il Ministro dello Sviluppo Economico, i rappresentanti di Eni spa, il Comune di Gela, le parti sociali e la Regione siciliana, in cui è previsto un investimento da circa 2,2 miliardi di euro per l’intera area del petrolchimico di Gela.

Ma a distanza di circa due anni dalla sottoscrizione del Protocollo, che avrebbe dovuto scongiurare il rischio di chiusura dell’impianto e del licenziamento degli operai, nulla è stato fatto, lamentano i rappresentanti dei lavoratori: “All’indomani dell’annuncio da parte di Eni spa di chiusura della raffineria di Gela – ha spiegato Claudio Barone, segretario regionale Uil – abbiamo ritenuto necessario trovare una soluzione condivisa per evitare il rischio licenziamenti e per consentire all’area di Gela di limitare la crisi occupazionale e di produzione che ne sarebbe derivata, proprio per questo – aggiunge Barone – abbiamo sottoscritto un piano d’intesa che prevede la riconversione dell’impianto in bioraffineria, insieme ad altre attività per il territorio come nuove esplorazioni di idrocarburi, nonché attività di formazione per i giovani in materia di ‘green economy’”. “Ma ad oggi – conclude il segretario Uil – nessuna attività ha avuto inizio con la conseguenza che 300 operai dell’indotto hanno già esaurito gli ammortizzatori sociali ed a breve altri 900 operai subiranno lo stesso trattamento”. A destare ulteriore preoccupazione per i lavoratori anche l’annuncio da parte di Eni spa della cessione di proprie quote societarie, tra cui la bioraffineria di Gela, ad un fondo americano denominato Versalis: “Abbiamo atteso per mesi l’avvio delle attività di riconversione in ‘green refinery’ dell’impianto di Gela – ha spiegato Giuseppe D’Aquila, Filctem Cgil – e proprio ieri apprendiamo da Eni che l’impianto di Gela sarà ceduto ad una nuova compagnia, che ben potrebbe non rispettare l’accordo in quanto né ha partecipato alle trattative né ha sottoscritto il Protocollo d’intesa”. Ed aggiunge: “Il comportamento tenuto da Eni evidenza l’assenza di qualsiasi iniziativa produttiva verso l’area del petrolchimico di Gela, infatti non sono stati erogati gli investimenti promessi, gli impianti sono rimasti abbandonati e non si intravedono nuove opportunità produttive, per questo – conclude – da oggi decidiamo di scendere in piazza sino a quando non avremo garanzie di occupazione per tutti i lavoratori da parte delle istituzioni”. Preoccupazione per la vicenda dei lavoratori Eni di Gela è espressa anche da Massimo Fundarò, segretario regionale di Sinistra ecologia e libertà, che non risparmia critiche nei confronti del Presidente della Regione Rosario Crocetta: “Crocetta ha svenduto la propria città e il futuro dei suoi concittadini, infatti nonostante ci siano centinaia di persone a rischio licenziamento ha continuando a difendere a spada tratta l’accordo con Eni. E’ evidente a questo punto – conclude Fundarò – la malafede del governatore, che probabilmente ha più interesse a difendere gli interessi dell’Eni che quelli dei siciliani”.

La protesta dei lavoratori del petrolchimico di Gela continuerà anche domani con un sciopero di otto ore, che si inserisce nella più ampia vertenza nazionale del settore:  Quest’oggi siamo stati ricevuti dal Prefetto di Caltanissetta che si è impegnato a fissare un incontro istituzionale con l’Amministrazione regionale per il prossimo 21 gennaio – spiega Emanuele Gallo, Femca Cisl – chiediamo al governo Crocetta che si faccia carico di portare questa situazione a Roma dal Governo Renzi, così da evitare il licenziamento degli operai e la chiusura definitiva dell’impianto gelese . Se non avremo certezze sul futuro di questi lavoratori – conclude Gallo – la nostra protesta continuerà con manifestazioni in ogni parte dell’Isola”.

 

 

 

 


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