Gelmini: "Obbligo vaccinale non è un'eresia, torniamo alla normalità" - Live Sicilia

Gelmini: “Obbligo vaccinale non è un’eresia, torniamo alla normalità”

"L’utilizzo del Green pass può essere esteso, ma per fare un bilancio ancora è presto"
CORONAVIRUS
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Le vacanze estive hanno rallentato la campagna vaccinale in Italia e il numero di contagi, dovuti a feste e assembramenti vari cresce, con la preoccupazione che a settembre si debba nuovamente tornare indietro con delle restrizioni.

E’ ancora presto per fare un bilancio sull’effetto green pass, i dati sono condizionati dal ‘generale agosto’. Del resto era prevedibile un rallentamento di queste ultime settimane nella campagna di vaccinazione. Saranno decisivi i dati dei prossimi quindici giorni. L’utilizzo del Green pass può essere esteso”. Così la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini in un’intervista al Corriere della Sera.

Uno dei nodi cruciali è il trasporto pubblico, che con la ripartenza delle scuole potrebbero essere sovraccarichi e potrebbe essere utile continuare con lo smart working, ma la ministra per gli affari regionali non ci sta: “Non abbiamo acquistato oltre 100 milioni di dosi di vaccini per far lavorare gli italiani da casa. Lo smart working deve tornare a essere una possibile modalità di organizzazione del lavoro, prescindendo dai contagi. Ma dobbiamo tornare prima possibile alla normalità, anche sui luoghi di lavoro. Concordo con il ministro Brunetta – ha continuato la Gelmini – il vaccino sarebbe indispensabile per chi fa front office nella PA e per chi lavora nei servizi pubblici. Del resto l’obbligo vaccinale non è un’eresia: esiste già per alcune malattie. Una decisione del genere però spetta al Parlamento. La mia opinione è che occorre attendere i dati: se dovessimo giudicare irraggiungibile la copertura dell’80% della popolazione non vedrei alternative”.


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Commenti

    Le prove di “Lingue e civiltà straniere” presentano l’enorme difficoltà di non essere basate su un programma specifico e dettagliato come avviene, al contrario, per le altre classi di concorso.
    Si tratta di una discriminazione immotivata e ingiusta, che penalizza i laureati in Lingue rispetto ai loro colleghi laureati in altre discipline e autorizza le commissioni a inserire nelle prove qualsivoglia argomento, basandosi sul presupposto che un laureato sia una sorta di enciclopedia ambulante.
    Ancora una volta, all’origine di tale ingiustizia vi è un “programma” ministeriale non definito che risale al concorso a cattedra del 1998. Sarebbe ora che qualcuno si avvedesse di questa grave lacuna e vi ponesse rimedio, ove mai al Ministero fossero impiegate anche persone competenti.

    In merito alla A036, cosa dicono quelli promossi in prima istanza, che si sono visti “sorpassare” dai ripescati grazie ai magheggi del miur? casi VERI e documentati?

    In merito alle prove scritte ed orali, chi era veramente preparato non ha avuto problemi.
    Esperienza diretta.

    Bocciato se stessi? non è un segreto che alcuni esami “diano il 18″ d’ufficio.

    Suvvia, il concetto è sempre lo stesso : pressapochismi italiano da chi prepara i test, a chi li giudica, a chi li sostiene.
    Poi passano chissa come sempre i soliti ” amici , dottorandi, figli, bla bla”
    Sono 20 anni che lo sostengo.

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