Geotrans, sette anni dal sequestro: l'attesa dopo la lettera a Corda - Live Sicilia

Geotrans, sette anni dal sequestro: l’attesa dopo la lettera a Corda

D'Agostino: "Se non riceveremo a breve risposte pronti a chiedere l'intervento del nuovo Prefetto".
L'AZIENDA CONFISCATA
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CATANIA – Le lancette dell’orologio scorrono. Sono trascorsi ormai 7 anni dal sequestro (dal primo per essere precisi, ndr) della Geotrans, l’azienda di trasporti strappata alla famiglia Ercolano. Quell’impresa – come si legge nella sentenza Caronte (di primo grado) – rappresenterebbe l’eredità imprenditoriale del defunto Pippo Ercolano che aveva creato l’Avimec. Da quel 18 maggio 2014 tante cose sono cambiate: la Geotrans è cambiata nell’essenza e nella sostanza diventando una sorta di ‘simbolo’ e baluardo di come le società confiscate alla mafia possano resistere nel mercato legale senza gli ‘spintoni’ di un cognome che fa paura e crea concorrenza sleale. 

Una testimonianza positiva che è diventata patrimonio economico della città e anche modello di speranza per altre realtà imprenditoriali confiscate. Ma qualcosa sta turbando la serenità dei lavoratori della Geotrans, che un anno fa si sono uniti in cooperativa per iniziare un nuovo capitolo della storia di questa impresa. Ma l’ultimo tassello, cioè la cessione del compendio aziendale da parte dell’Agenzia dei Beni Confiscati, non si è ancora realizzato. 

Un ritardo – come documentato in un approfondimento di LiveSicilia – che sta facendo vivere momenti di estrema preoccupazione ai soci fondatori della coop. Sul caso, dopo l’articolo pubblicato nelle colonne di questo giornale, è intervenuto il presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava che ha inviato una lettera al prefetto Bruno Corda, direttore dell’Anbsc chiedendo chiarimenti e tempi.

“Se non dovesse arrivare una risposta alla lettera, ma spero che questo non accada – spiega Nicola D’Agostino a LiveSicilia, componente della Commissione Antimafia all’Ars – saremo pronti a fare un ulteriore passo. Informeremo della vicenda il nuovo prefetto che si è appena insediato, illustrando tutti i passaggi, e le chiederemo di farsi portavoce con l’Agenzia”. 

D’Agostino auspica che si arrivi presto alla conclusione di questa storia, a tratti paradossale. Come sarebbe “paradossale” e “assurdo” – afferma il deputato regionale di Italia Viva –  “se dopo un anno di attesa dovesse arrivare il diniego alla cessione dei beni confiscati alla cooperativa. La verità è che questo caso ha dimostrato, come abbiamo evidenziato in modo chiaro nella nostra relazione d’inchiesta, le lacune nella gestione dell’Agenzia dei Beni Confiscati”. 

“Siamo ben consapevoli che serve un aggiornamento normativo a livello nazionale – commenta D’Agostino – ma nella nostra relazione, che non voleva ridursi ad essere la fotografia dello stato delle cose, poniamo l’accento all’esigenza di un intervento legislativo anche da parte della Regione Siciliana”. 

Il lavoro della Commissione ha alzato i riflettori su un tema che molti ritenevano di ‘secondo livello’ e alcuni risultati – almeno a Catania – sono arrivati. L’amministrazione comunale guidata da Pogliese ha lavorato a un bando per assegnare due beni ed è stata data una delega “ad hoc”. “Io non credo alla coincidenze, credo che la politica quando lavora bene ottiene risultati come questo”, commenta D’Agostino. 

Come per altre inchieste sono arrivate anche reazioni forti e aspre critiche. “Questo succede quando si toccano nervi scoperti. Ma siccome – afferma il renziano – non esistono santuari intoccabili, noi andiamo dritti per la nostra strada”.  

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