Gerardina Trovato, la richiesta d'aiuto e la forza di ripartire da zero

Gerardina Trovato, la richiesta d’aiuto e la forza di ripartire da zero

Perché il ritorno della cantautrice catanese non deve passare sotto silenzio

CATANIA – Una tuta, le scarpe da tennis. Magra, magrissima. Diversa da come l’abbiamo vista in passato quando era all’apice del successo. Anzi, diversissima. Gerardina Trovato si è presentata così sul palco di Marianopoli, in quel di Caltanissetta: quasi irriconoscibile. E ha lasciato tutti di sasso.

Il nuovo inizio

Ma è tornata a fare musica dal vivo ed è bello pensare che questo possa essere un nuovo inizio. Uno di quelli da raccontare per infondere coraggio a chi ne ha di meno e spargere speranza a chi non sa scovare luce nella sofferenza. Ed è lecito pensare che si possa ripartire, sempre e comunque, anche davanti a ferite aperte che ti ricordano costantemente ogni tua debolezza.

Il video lanciato di recente di recente su TikTok, vergato da un inequivocabile “Non mi abbandonate”, ha tutto il sapore della richiesta d’aiuto. E non solo, se lo si vuol vedere come il manifesto di una fragilità da mostrare, e non da nascondere, come successe spesso davanti a tante storie segnate da ascese cadute, liberi di farlo. Certamente, la risposta è arrivata immediata: un’ondata di affetto tra migliaia di messaggi, repost e like. 

Il palco di Sanremo

Gerardina Trovato non è più la giovane e talentuosa cantautrice catanese che, nel 1993, stupì Sanremo arrivando alle spalle di quella che sarebbe diventata una gigante della musica italiana, Laura Pausini. Erano gli anni delle stragi, di una Sicilia sanguinante, e la sua voce graffiante interpretava la sofferenze di una generazione indisponile alle ingiustizie.

“Chi non ha paura di morire muore una volta sola” cantava citando Giovanni Falcone. E dal palco tirò in ballo anche il nome di quella città quasi mai raccontata sui grandi media: “Venne il giorno che le dissi tu Catania non mi basti”. 

Un richiamo che scaldò tantissimi cuori ai piedi del Vulcano, che meravigliò, sebbene fosse inserito nel drammatico racconto di quell’emigrazione verso il continente che come fenomeno sociale, nonostante siano passati tanti anni da allora, non si è mai arrestata (soltanto dopo, sempre a Sanremo, ha fatto capolino “una raggiante Catania”: ma quella è un’altra storia).

Tra alti e bassi

Una carriera, quella di Gerardina Trovato, tra alti e bassi. Fino all’addio alle scene, avvenuto nel silenzio. Del resto, avviene sempre così quando si ha a che fare con le logiche insindacabili del mercato discografico, dove basta abbassare il volume a un artista e il resto lo fa la solitudine.

Gli ultimi anni hanno avuto come protagonisti la povertà più nera, quella che ti porta a bussare alla Caritas per un pasto, gli scambi d’accuse con la madre e il lutto: “Addio mamma, ora starai bene per sempre e saprai quanto ti ho amata e quanto mi hai impedito di amarti. Riposati nelle braccia del cielo”, scrisse sui social in uno sfogo amaro che non può non lasciare sgomenti. 

Il male oscuro

E poi la malattia, quel male oscuro di cui scriveva Giuseppe Berto che ti paralizza e priva di ogni sussulto di gioia. Fu lei stessa a raccontare a Tv, sorrisi e canzoni la sofferenza della depressione, interrompendo un silenzio assordante che durava da anni. Una vicenda che può capitare a chiunque, o direttamente o ai propri familiari, e che lascia ferite ben visibili a occhio nudo.

Oggi però siamo davanti a un nuovo inizio. E si spera con tutte le forze disponibili che la nuova Gerardina possa risalire la china e superare tanti pregiudizi. Perché, come cantava assieme ad Andrea Boccelli, “vivere, nessuno mai ce l’ha insegnato. Vivere, non si può vivere senza passato. Vivere è bello anche se non l’hai chiesto mai. Una canzone ci sarà sempre qualcuno che la canterà”. 


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