PALERMO – Quattro milioni e mezzo di euro: tanto vale l’atto di citazione con cui la curatela fallimentare della Gesip porta in Tribunale il comune di Palermo per fatture non pagate relative a servizi svolti tra il 2010 e il 2012. Se qualcuno pensava che la storia della Gesip, iniziata nel lontano 2001, fosse finita con la dichiarazione del default, dovrà ricredersi: quella che una volta fu una delle società partecipate di Palazzo delle Aquile torna alla carica e prova a battere cassa, nella speranza di poter soddisfare i tanti creditori rimasti con un pugno di mosche in mano.
Oggetto del contendere, come si legge nell’atto firmato dall’avvocato Luca Perricone per conto dei curatori Antonella Martelli e Filippo Lo Franco, sono fatture per 4.345.608,13 euro che si riferiscono a servizi di vario tipo: dal cimitero alle spiagge, dalle palme al canile. La Gesip ha chiesto a più riprese il pagamento dei sospesi, ma il Comune nel 2017 ha replicato contestando integralmente la cifra sostenendo che le singole somme sono non dovute oppure sono state compensate con penali inflitte all’azienda.
In particolare la Gesip chiede 470 mila euro per “staff di collegamento” (ossia attività amministrative come il riordino degli archivi), 839 mila per spiagge e sottopassi, 633 mila per il forno crematorio, 28 mila per i servizi a domanda, 720 mila per i servizi a domanda, 451 mila per il progetto palme, 44 mila per il canile e 72 mila di trattenute per pignoramenti. Tra i servizi contestati ci sono le scritte tolte dalla statua della libertà di piazza Vittorio Veneto, la pulizia della Fiera del Mediterraneo, dell’Ittico e dell’Ortofrutticolo, la rimozione di rifiuti dai Cantieri della Zisa, i lavori nelle scuole e alla Città dei Ragazzi. “Attraverso l’arbitraria applicazione delle penali, la sollevazione di cavillose eccezioni e l’invocazione di una compensazione con asseriti crediti, il Comune ha deliberatamente omesso di provvedere alla corresponsione delle somme dovute”, scrive l’avvocato Perricone spiegando, fattura per fattura, perché i 4,3 milioni sarebbero dovuti. L’Avvocatura ha già scritto ai dirigenti per raccogliere elementi da contrapporre in Tribunale. Sta di fatto che sui conti di Palazzo delle Aquile rischia di cadere un’altra tegola.
“Una vicenda complicata – commenta il sindaco Leoluca Orlando – che conferma come la Gesip sia stata un bubbone virulento che non soltanto ha rischiato di mettere sul lastrico migliaia di lavoratori e famiglie, ma continua ad avere strascichi giudiziari che pesano sull’amministrazione e sui quali occorre fare chiarezza”.