CATANIA – Si complica la posizione penale per William Cerbo. Famoso per il trono, stile Scarface, sequestrato dalla Finanza nel blitz che ha preso il nome del film cult di Brian De Palma. Nella stessa operazione William Cerbo fu arrestato perchè ritenuto “interno” al clan dei Mazzei. Le fiamme gialle avevano scoperto come i Carcagnusi avevano messo le mani in diversi settori dell’economia legale, come quelle delle discoteche catanesi.
Pochi giorni fa la Guardia di Finanza ha sequestrato il tesoro di 44 milioni di euro di William Cerbo su disposizione del Tribunale – sezione Misure di Prevenzione. Nel provvedimento – di oltre 90 pagine – firmato dal Presidente Rosario Cuteri e dai giudici Carlo Cannella e Nicola La Mantia si trovano nuovi compendi probatori a carico di William Cerbo, che “blindano” le accuse formulate dalla Procura in merito alla sua appartenenza alla cosca guidata da Nuccio Mazzei. Oltre alle intercettazioni e alle indagini inerenti l’operazione Scarface, il “Tony Montana” catanese viene incastrato da un pentito.
Il nuovo collaboratore di giustizia fornisce importanti riscontri sugli affari che William Cerbo gestirebbe per conto dei Carcagnusi. La Procura – appena due mesi fa – ha depositato un’integrazione alla proposta di sequestro formulata al Tribunale Misure di Prevenzione. In questi documenti si trovano stralci dei verbali di Luciano Cavallaro, appartenente ai “Tuppi” di Misterbianco.
Il pentito misterbianchese ha dichiarato di aver frequentato i Mazzei in diverse occasione e di aver saputo da uno degli “affiliati” del suo gruppo, Jonathan Pasqualino, che William Cerbo era “un’appartenente al clan dei Mazzei e che nell’ambito di quella organizzazione criminale si occupava di gestire i soldi della cosca e le discoteche del clan”. Sin dall’inizio dell’indagine Scarface infatti la Guardia di Finanza si è concentrata immediatamente nelle figure dei due incensurati William Cerbo e suo padre Francesco Ivano che risultavano essere “uomini d’affari dei Carcagnusi”. In particolare William sarebbe stato molto vicino a Nuccio Mazzei e avrebbe “curato” (a nome del capomafia) la discoteca “Boh”.
Auto di lusso, rolex e ville da sultano. La Procura ha allegato un’attenta e lucida analisi contabile realizzata dal Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza di Catania sul tenore di vita di William Cerbo, troppo lontano per essere “giustificato” dalla misera dichiarazione dei redditi presentata. Per il Tribunale Misure di Prevenzione “emerge in maniera evidente tra gli investimenti dei redditi dichiarati dal nucleo famigliare che nel corso degli anni dal 2001 al 2014 ammonta a oltre 2 milioni di euro”.
Un imprenditore della mafia. Per il Tribunale la politica aziendale di William Cerbo è finalizzata a favorire il clan dei Mazzei. “Va considerato che l’intera attività imprenditoriale svolta da Cerbo, dal padre Francesco Ivano e da altri soci, alcuni dei quali coinvolti nell’organizzazione malavitosa, altri nella qualità di meri prestanome, in alcuni casi con la gestione diretta di Nuccio Mazzei, il quale non figura ufficialmente all’interno di diverse società” è volta a far arricchire la cosca dei Carcagnusi. La Procura, inoltre, scrive che Cerbo ha la propensione a gestire attività che poi terminano con il fallimento o risultano essere cessate d’ufficio”. Un elemento in più per acclarare la pericolosità sociale dell’indagato.
Questa valutazione ha portato alla decisione di porre i sigilli a una serie di società, immobili, terreni e anche orologi di ingente valore. Un tesoro che – secondo le stime della magistratura – tocca quasi i 45 milioni di euro.