Gettò la figlia in un cassonetto | Saguto in malattia, salta il processo - Live Sicilia

Gettò la figlia in un cassonetto | Saguto in malattia, salta il processo

Il luogo del ritrovamento della neonata abbandonata in un cassonetto dei rifiuti a Palermo

Il magistrato, indagata per presunti illeciti nella gestione dei beni sequestrati, è in convalescenza. E così è stato rinviato al 13 ottobre il processo che vede imputata Valentina Pilato, la giovane che abbandonò la figlia tra i rifiuti, uccidendola.

PALERMO – Doveva essere il primo processo presieduto da Silvana Saguto in Corte d’assise dopo il trasferimento forzato dalla sezione Misure di prevenzione. Il magistrato, sotto inchiesta per una serie di presunti illeciti legati alla gestione dei beni sequestrati alla mafia, è in convalescenza dopo un infortunio. E così è stato rinviato al 13 ottobre prossimo il processo che vede imputata Valentina Pilato, la giovane palermitana che a novembre scorso abbandonò la figlia neonata in un cassonetto della spazzatura, uccidendola. Era la prima volta che l’imputata si presentava in aula.

Ieri la corte di Cassazione ha annullato con rinvio la decisione del Tribunale del riesame di Palermo che aveva confermato la custodia cautelare in carcere della donna. Secondo i giudici romani il carcere, chiesto e ottenuto dalla Procura a distanza di 5 mesi dal fatto, non sarebbe la misura adeguata. Il caso è passato a un’altra sezione del Tribunale del riesame che dovrà decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati Enrico Tignini e Dario Falzone.

Tra le motivazioni che avevano spinto il gip a disporre la custodia cautelare c’era il rischio di reiterazione del reato: Pilato ha altri due figli nei confronti dei quali è stata dichiarata decaduta dalla potestà genitoriale. Inizialmente i pm avevano contestato alla giovane mamma il reato di infanticidio, l’imputazione, però, è stata modificata in omicidio volontario. Nel disporre il carcere il gip accolse in pieno la tesi sostenuta dalla Procura e, ricostruendo i fatti, attribuì alla Pilato la determinata e precisa volontà di uccidere la neonata.

La donna, spiegò il giudice nell’ordinanza, avrebbe posto in essere una serie di comportamenti lucidi finalizzati a sbarazzarsi della bambina: dall’alterazione del test di gravidanza – i familiari le avevano chiesto di farlo e lei ne aveva falsificato gli esiti -, all’occultamento della gravidanza stessa, taciuta, per mesi, ai genitori e al marito. La Pilato, inoltre, avrebbe pianificato nei particolari le sue azioni, attendendo che i familiari dormissero per partorire, uscire di casa e lasciare la neonata tra i rifiuti, e facendo, inoltre, sparire tutte le tracce della nascita della piccola.

Oggi era in programma la prima udienza del processo davanti alla Terza sezione della Corte’assise – la Pilato è accusata di omicidio volontario -, ma il giudice è in malattia. Nei giorni in cui esplose lo scandalo e i finanzieri piombarono nel suo ufficio al Palazzo di giustizia, il magistrato era fuori città per curarsi.

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