Il giallo del corpo di Alario | Guzzardo, tre mesi da "latitante" - Live Sicilia

Il giallo del corpo di Alario | Guzzardo, tre mesi da “latitante”

Giovanni Guzzardo

Frenetiche ricerche del cadavere. L'uomo fermato ha vissuto rintanato in un casolare di campagna.

PALERMO – Poche ore ancora e il fermo di Giovanni Guzzardo per l’omicidio di Santo Alario dovrà essere convalidato. Non è detto che accadrà. Molto dipende dal ritrovamento o meno del cadavere di Alario, l’uomo di cui, assieme a Guzzardo, non si avevano notizie da mesi. Senza il corpo della vittima, ammesso che l’uomo sia stato assassinato, il fermo potrebbe non essere convalidato e Guzzardo diventerebbe un indagato per omicidio a piede libero.

Di sicuro dal 7 febbraio scorso il titolare del bar Avana di Capaci ha vissuto come un latitante, rintanato in un casolare nelle campagne dell’entroterra siciliano. Al momento nulla si sa della località, probabilmente Montemaggiore Belisito, dove lo hanno scovato venerdì notte.

I carabinieri come sono arrivati a lui? Chi lo ha ospitato e aiutato ad affrontare le esigenze quotidiane? La Procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, ha idee precise che sarebbero state raccolte seguendo i movimenti e le conversazioni di alcune persone, forse complici di Guzzardo.

Sono ore frenetiche per i carabinieri alla ricerca del corpo di Alario. Guzzardo è indagato anche per occultamento di cadavere, ma la zona delle ricerche è piuttosto estesa. Dal momento del fermo l’indagato non ha aperto bocca, chiuso in un silenzio ermetico.

Le indagini si concentrano sul bar aperto da Guzzardo e sul quale Alario, originario di Villabate con precedenti per droga, avrebbe avanzato delle pretese forse causando un corto circuito il cui epilogo sarebbe stato drammatico. Il 7 febbraio si erano allontanati insieme in macchina in direzione di Ventimiglia di Sicilia. Poi, il nulla per tre mesi. Fino a giovedì notte quando Guzzardo è stato fermato, mentre di Alario non ci sono tracce. Un giallo che potrebbe avere un epilogo tragico.

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