Giampietro assolve Carrozzieri:| “Moris è un agnellino” - Live Sicilia

Giampietro assolve Carrozzieri:| “Moris è un agnellino”

Il rosanero che fu
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Il suo periodo di più fulgida notorietà coincise con una lunghissima squalifica in serie B, a inizio 2002. Silvio Vittorio Giampietro non giocò nemmeno un minuto della gara incriminata, un Palermo-Cosenza del turno natalizio. Il giudice sportivo gli inflisse sette turni di stop per un’aggressione verbale all’arbitro Trefoloni, che fece il giro delle tv nazionali e trovò spazio anche sui quotidiani non sportivi. Premessa per chi non lo ricorda: se Moris Carrozzieri è l’irruenza fatta giocatore, Silvio Giampietro era la trance e la follia agonistica applicate al calcio, con campionario di rudezze e turpiloquio, in campo, nello spogliatoio e in ritiro (in alcuni ristoranti ricordano piatti lanciati in aria perché non erano di suo gradimento). “Paragonato a me Carrozzieri è un agnellino…”, osserva a distanza di anni Giampietro, centrale difensivo del Palermo nell’ultima promozione dalla serie C-1 alla B. Oggi, ultraquarantenne, ha chiuso con il calcio giocato. Fino a due anni fa giocava ancora nel Chieti. Difficile trovare uno come lui nel mondo del pallone: spietato in campo, riflessivo seduto a un tavolo, super eccentrico nel vestire, accompagnato agli allenamenti dalla bella moglie con un’auto di grossa cilindrata.
Come si appendono le scarpe al chiodo?
“Ho smesso non perché non ce la facevo, anzi continuo ad allenarmi e sono molto più in forma di certi giocatori professionisti che non si reggono in piedi. Semplicemente ho iniziato un periodo di riflessione, che mi riporterà nel calcio. È il mio mondo, mi ha regalato gioie e dolori, è lì che voglio tornare”.
Semplice a dirsi…
“Difficile a realizzarsi. Con il mio carattere non semplice non ho mantenuto buoni rapporti in giro per l’Italia. Forse solo con Perinetti (suo ds al Palermo, ndr), che sento ogni tanto. Ad ogni modo voglio tornare nel calcio e in un certo modo. Non portando la borsa a chi ne capisce poco. Non posso farlo perché modestamente penso di capirne molto, di calcio”.
In passato sognava di acquistare il Pescara, la sua squadra del cuore…
“Ci vogliono tanti soldi. È più facile che torni nel calcio con mio figlio Vittorio. Lui è fortunato, ha nove anni, gioca bene. E fin da piccolo riceve i miei insegnamenti…”.
Che tipo di insegnamenti? Molti la ricordano in un Palermo-Cosenza lasciare la panchina, gesticolare contro l’arbitro, urlandogli insulti di ogni tipo, trattenuto a forza dai compagni…
“Mi sono pentito subito, ma tutto nacque per difendere La Grotteria, che veniva massacrato dagli avversari”.
Segue il campionato? Che impressione le fa il Palermo di Ballardini?
“È una serie A più livellata rispetto al passato, ma la lotta per la Champions non sarà più aperta. Le milanesi vanno già bene, Roma e Juve risaliranno. Il Palermo può centrare la qualificazione in Uefa, giocandosela con Fiorentina, Napoli, Lazio e Genoa”.
Cosa le è rimasto dell’esperienza siciliana? Ricordi? Amicizie?
“Tanti ricordi, tutti positivi. Palermo è un posto meraviglioso e ne approfitto per salutare i tifosi con cui mi sono trovato benissimo. Non mi restano amici, nemmeno con gli ex compagni. Le amicizie vanno vissute giorno dopo giorno, non si possono alimentare telefonicamente”.
Ha visto cosa ha fatto Carrozzieri domenica scorsa? I rosa hanno perso il derby a causa della sua espulsione?
“Ho visto la gara in tv. Tranne che per il risultato il Palermo non deve sentirsi sconfitto. Assolvo Carrozzieri al cento per cento. Poteva risparmiarsi quel fallo a centrocampo su Tedesco, su cui un arbitro intelligente sorvola. Il difensore era già ammonito e un direttore di gara deve comprendere l’impatto emotivo e la tensione dei derby. Gli arbitri così finiscono per essere determinanti”.


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