PALERMO – Lui li ha perdonati e non solleva alcuna protesta di fronte al fatto che siano stati rimessi in libertà, nonostante le sue attività continuino a essere oggetto delle attenzioni dei rapinatori. Giuseppe Giglio, uno dei proprietari della catena di negozi di abbigliamento di grandi firme di Palermo, nel giorno in cui si è conclusa la vicenda giudiziaria di Gulì e De Santis, i due ventenni che nel settembre scorso hanno assaltato il negozio “Giglio accessori”, torna sulla vicenda parlando con Livesicilia.
“Se fossero due delinquenti abituali sarebbe certamente diverso – spiega Giglio – ma sono due incensurati, due ragazzi, non ho nulla in contrario al fatto che siano tornati liberi. Una seconda chance, vista l’età e che la legge lo consente, gliela si deve dare. Non ho nulla da recriminare, spero serva a loro per capire che tutto ciò che si ottiene è frutto del lavoro”.
Il bottino di quello rapina, poco meno di 600 euro, è stato restituito con un vaglia postale, e Giuseppe Giglio immagina la difficoltà dei genitori nel dover mettere per iscritto di dovere il risarcimento alla “rapina commessa da mio figlio”. Una parte importante in questa storia, infatti, l’avrebbero avuta proprio i genitori dei due ragazzi. “Sembrerebbero appartenere a buone famiglie e forse sono stati loro stessi a indurli a costituirsi. Mi auguro che nel dolore di tutti, anche delle famiglie, che tutto ciò possa servire da lezione. Perché – sottolinea Giglio – noi non abbiamo alcun intento persecutorio, spero anzi che trovino un lavoro e che possano rendere giustizia alla loro famiglia e alla cittadinanza”.
Perché anche la cittadinanza di Palermo ha avuto un suo, fondamentale, ruolo in questa storia. I Giglio, infatti, pochi minuti dopo la rapina hanno deciso di pubblicare le immagini sul web chiedendo che qualcuno si facesse avanti per identificare i due banditi. Un caso unico. “E’ stato un modo per dire ‘basta’. Andiamo avanti alla media di una rapina al mese” racconta Giglio. “Volevamo svegliare le coscienze civili e vedere se i cittadini fossero pronti a collaborare. Pensavamo che l’esito fosse solo quello di mettere pressione alle forze dell’ordine, perché abbiamo subito centinaia di rapine, di giorno, di notte, attraverso fori, distruggendo le vetrine, anche da gente vestita da finanzieri… tutto lo scibile delle rapine conosciute. E non è mai accaduto che li arrestassero”. Tranne questa volta. “Per quanto noi sappiamo, una persona li ha riconosciuti e si è presentato ai carabinieri. Sarebbe stato improbabile prenderli senza ‘l’aiuto da casa’”.
Ma Giglio, nonostante tutto, continua a essere oggetto delle attenzioni di furfanti. L’ultimo caso risale a circa 15 giorni fa. “Hanno rotto la vetrina di uno dei nostri negozi di via Libertà – racconta Giuseppe Giglio – per fortuna nell’arco di tre minuti, fra le 3:54 e le 3:57, si sono attivati i carabinieri e i tre banditi hanno fatto appena in tempo ad entrare che sono scappati, rubando solo una borsa”. Valore della refurtiva: duecento euro. “Ma abbiamo pagato i danni e tre giorni di vigilanza fissa, per qualche migliaio di euro in totale”.
Ma Giglio continua ad avere fiducia. “La società civile sta cambiando – conclude – e non si potrà continuare a subire in silenzio. Non siamo più negli anni ’80, le cose sono cambiate grazie anche a diverse concomitanze. Perché se il concetto è che, una volta liberi, domani vanno a rapinare altri, allora non abbiamo dove andare”.