Palermo, "erano fuori dal bar". Sequestrato e rapinato, il racconto

“Mi aspettavano fuori dal bar”. Sequestrato e rapinato, racconto choc

Vittima un imprenditore. Chi sono gli arrestati

PALERMO – L’incubo è iniziato una manciata di minuti prima delle 13:00 dello scorso 30 novembre. La ricostruzione è più violenta di quanto finora emersa. Un imprenditore è stato sequestrato e rapinato in pieno giorno all’uscita dal bar. In tre lo hanno costretto a salire in macchina. Sono andati nella sua villa. Sapevano che aveva due casseforti.

I tre indagati

Gli arrestati in flagranza sono Pietro Rosone, 58 anni e Vincenzo Verducci, 70 anni che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari. Sarebbero stati loro a tentare il colpo nella zona di via Altofonte. Mentre un terzo indagato è stato individuato non lontano dal luogo della rapina.

Alle 13:01 giunge una telefonata al 112. Un avvocato segnala che è successo qualcosa di grave e strano mentre parlava al telefono con l’imprenditore. Ha sentito il rumore del cellulare cadere per terra e delle voci in sottofondo che intimavano al suo interlocutore di stare con lo sguardo rivolto verso il basso.

Le volanti “Calatafimi” e “Delta” si precipitano sul posto. Cominciano a perlustrare la zona attorno alla casa dell’imprenditore e sentono delle urla strazianti: “Sono qua dentro mi hanno rapito e rapinato stanno scappando in mezzo ai campi, attenzione hanno preso delle armi”.

Della refurtiva fanno parte 3.700 euro, quattro orologi ma anche pistole e fucili che l’imprenditore del settore logistica detiene legalmente.

Verducci e Rosone vengono arrestati sul posto. Giuliano sarà rintracciato poco dopo in via Sambucia, braccato anche grazie ad un elicottero.

“Sequestrato e rapinato”

L’imprenditore supera lo choc e racconta cosa gli è successo: “Mi trovavo in un bar in via Michele Cipolla”. Esce e sale in auto, “accanto c’erano due uomini e un furgone” parcheggiato per impedire che potesse ripartire. “Il primo soggetto mi ha colpito in faccia con un pugno e mi detto di stare fermo altrimenti mi avrebbero fatto del male”.

L’imprenditore reagisce, ma ha la peggio. I tre salgono sulla sua auto, “mi hanno detto di andare a casa mia che avrei dovuto aprire la cassaforte”. Sapevano che di casseforti ce n’erano due.

Durante il tragitto che dalla zona della stazione li ha condotti fino in via Altofonte “per spaventarmi poggiavano sul fianco un oggetto che a loro dire era una pistola“. Arrivano nella villa, dietro li segue un’altra macchina con delle persone a bordo. Ci sono altri complici non ancora identificati.

Il panico e l’arresto

A quel punto “entro nella stanza da letto, prendiamo le chiavi della cassaforte e la svuotano, c’erano 3.500 euro, quattro orologi, alcuni anelli”. Si spostavano al piano inferiore dove c’è la seconda cassaforte. Le armi le mettono dentro “una borsa rossa e marrone di pelle”. Vogliono spostarsi a casa della zia, vicina di casa dell’imprenditore. Sanno che anche lei ha una cassaforte in casa.

Quando escono, però, la donna è “fuori casa sua in compagnia della polizia, i tre malviventi entrano nel panico. Gli ho indicato una falsa via di fuga che in realtà era soltanto un vicolo cieco”. Due sono stati arrestati subito. Il terzo indagato a piede libero, Giuliano, sarebbe stato individuato dopo, ma altri presunti complici devono essere ancora identificati.


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