Giacomo Boni tra archeologia e mistero - Live Sicilia

Giacomo Boni tra archeologia e mistero

Il saggista e filosofo Sandro Consolato spiega al grande pubblico chi era davvero l'uomo che riportò alla luce il "Lapis niger"

CATANIA – Una seconda giovinezza per l’opera di Giacomo Boni (1859-1925)? Sembra proprio di sì. Basta fare un po’ di rassegna stampa per rendersene conto. Archeologo, visionario ed esoterista. Ma non basta a descriverlo. Boni fu sopratutto un uomo di scienza, che  segnò la storia dell’archeologia romana con scoperte nel Foro e sul Palatino che lo resero celebre in tutto il mondo. Una per tutte: il Lapis niger, ‘venuto alla luce’ il 10 gennaio 1899. Ecco chi era. Il siciliano Sandro Consolato ha rimesso assieme i tasselli di una biografia straordinaria pubblicando Scavi, misteri e utopie della Terza Roma (Altaforte, 2022). Un saggio che si segnala per l’unire il rigore scientifico alla capacità di rendere comprensibile e appassionante a un vasto pubblico colui che fu chiamato anche “il Mago del Palatino”, dando particolare rilievo alle sue idee religiose, in cui si fusero paganesimo classico, francescanesimo, spiritualità indiana, taoismo e shintoismo, nonché alle sue visioni di una radicale trasformazione dello Stato e della società. Tant’è che si avvicinò prima a Crispi e Sonnino, poi a Mussolini. Quest’ultima sintonia, però, gli costò tantissimo: perché contribuì, unitamente a già preesistenti pregiudizi nei suoi confronti da parte del mondo accademico italiano, a obliarne a lungo la figura.

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