PALERMO – Giorgia Meloni, al cospetto del caso Sicilia, dovrebbe avere il coraggio di ammettere che la “bella frase di Tolstoj, una fiaccola che ne accende un’altra e si trovano accese mille fiaccole…”, altro non era che l’espediente per animare l’algoritmo delle poltrone e degli incarichi a ogni costo.
Il “cuore che ne accende un altro e si trovano accesi milioni di cuori” riecheggia nei video virali con la musichetta epica e si infrange sul caso Cannes, con un assessore, Francesco Scarpinato, messo “sotto processo” dal presidente Schifani, sfiduciato di fatto e rinominato con un cambio di delega che lo lega alla poltrona più che all’etica della politica. Poltrone come le celebri fiaccole: spenta una, se ne accende un’altra.
E così Fratelli d’Italia, il “capriccio della storia e della politica”, diventa, al cospetto di un incarico da 13mila euro al mese, la beffa di un partito che vorrebbe leggere Ezra Pound e invece si ritrova a recitare il rosario della balena bianca tra sproloqui e colpi di testa. L’arte di conoscere se stessi si specchia con la guerra sotterranea per i posti nella giunta di Schifani, i nominativi calati dall’alto e il partito che ha come elemento fondante gli incarichi di sottogoverno e le caselle conquistate, senza voti, grazie al traino politico di Giorgia.
Con questi presupposti, bastava rifondare la Dc, ma ci aveva già pensato Cuffaro.