Giudice in manette | "Sesso, soldi e regali" - Live Sicilia

Giudice in manette | “Sesso, soldi e regali”

Foto d'archivio

Le indagini indicano un suo coinvolgimento per far riottenere il vitalizio a un ex consigliere regionale condannato per mafia

CORRUZIONE
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CATANZARO – “Mario, dì all’amico tuo, che è amico mio, che giorno 12 si fa… Lui la causa l’ha vinta al mille per mille”. A parlare sarebbe Marco Petrini, presidente della II sezione della Corte d’Assise d’appello di Catanzaro, arrestato dalla guardia di finanza con l’accusa di essere stato pagato in mazzette per viziare le sentenze. “Mario” invece sarebbe il soprannome di Emilio Santoro, medico in pensione, fra le otto persone indagate in totale nell’inchiesta e coinvolte a vario titolo; il giudice per le indagini preliminari ha disposto il carcere per sette di loro, e gli arresti domiciliari per una.

Petrini avrebbe ricevuto mazzette di ogni genere: ilfattoquotidiano.it scrive di “tranche da 500 euro, un braccialetto e un box promessi, prestazioni sessuali, uno stipendio mensile, vacanze e cibo consegnato a casa”. Stando a una ricostruzione della Dda, gli indagati pagavano il magistrato “per ottenere, in processi, civili e in cause tributarie, sentenze e provvedimenti a loro sfavorevoli o favorevoli a terze persone”, e secondo la Procura di Salerno “in taluni casi i provvedimenti favorevoli richiesti al magistrato a da quest’ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a verificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai Tribunali del distretto di Catanzaro, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonché sentenze in cause civili e accertamenti tributari”.

Per esempio, nell’episodio che ha coinvolto Santoro come intermediario, Petrini avrebbe assicurato il riottenimento del vitalizio per l’ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato, condannato in via definitiva per mafia nel 2007 e arrestato oggi. L’interessamento sarebbe stato pagato con un anticipo di 500 euro e la promessa di una vacanza in una struttura in Valle d’Aosta, di proprietà di un altro indagato. Il Fatto Quotidiano riporta che gli investigatori hanno registrato altri episodi: al magistrato, per conto di Tursi Prato, sarebbero state consegnate due cassette di polistirolo con gamberoni e merluzzetti, una bottiglia di champagne e delle clementine.

Gli investigatori sostengono che Petrini fosse in una “grave situazione di sofferenza finanziaria”. Durante la perquisizione in casa al magistrato sono stati sequestrati 7000 euro in contanti, trovati all’interno di una busta, e i finanzieri sono alla ricerca di documenti relativi al ricorso di Tursi Prato e altra documentazione, come sentenze e provvedimenti emessi che potrebbero essere stati viziati da Petrini.

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