Giuliano, ma perché? - Live Sicilia

Giuliano, ma perché?

Per fatto personale
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2 min di lettura

(rp) Scrivo biecamente per fatto personale. Giuliano (Ferrara), ma perché? Mi hai tolto lo spasso del mattino che sintetizzo. Posizionamento della macchina, già foderata del “Foglio” di risulta (a casa non mi permettevano di portarlo, se non per usi legati alle esigenze del gatto), consumato tra cruscotto e sedile, di sera, con la circospezione del conte di Montecristo, un attimo prima della fuga. Discesa in campo e trotterellamento fino all’edicola. “Desidera?”. “Repubblica e Il Foglio”. “Il…?” “…Foglio”. Occhiata circospetta del giornalaio di fiducia con i sottotitoli: questo qui che compra Mauro e Ferrara non me la conta giusta. Come è possibile tenerli insieme? Niente, con uno dei due ci incarta il pesce o chissà che ci fa. Mah!”. Consegna del pacchetto doppio. Saluti e fuga verso la redazione. Ma Il Foglio non esce più nelle edicole siciliane. Giuliano, perché?

In questi anni, da Fogliante clandestino, ho combattuto mille battaglie. La più cruenta: leggere un’idea di cui non condivido quasi nulla, a parte le parole. Centomila volte ho appallottolato e calciato via la salma cartacea, con una pedata alla Buffon (anzi, alla Viviano. Siamo o non siamo palermitani?). E poi mi sono pentito. Ho recitato un editoriale del patrono barbuto, reggitore delle suddete fatiche letterarie, a mo’ di prece. Ho disappallottolato il cadavere. E c’era sempre una perla dentro, un amo guizzante per abboccare, un’angolazione adatta a incenerire in una fiammata il legno delle mie certezze.

Non leggevo solo il Langonese stretto per una questione di stomaco debole. Il resto me lo sono pappato tutto: la posta di Sofri, le frasette di Vendola, i “Turi Cachiti” di Buttafuoco, gli affondi di Di Michele (che scrive meglio quando non imita Sciascia), con i suoi acquarelli sui gatti e sulla vecchiaia. Non sarà mai più lo stesso. Il Foglio è un oggetto intellettuale, da toccare. Online non vale. E io sono talmente stupido da confessare, adesso che non mi serve più, la mia estrema il debolezza. Il piacere di sfogliare un giornale per il brivido sottile di non trovarmi d’accordo con nessuno. Nemmeno con me stesso.


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