Giunta per le elezioni decide su Drago | Un nuovo "caso Previti"? - Live Sicilia

Giunta per le elezioni decide su Drago | Un nuovo “caso Previti”?

L'ex Governatore: "Attendo conclusione giudiziaria"
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Ci potrebbe essere un nuovo ‘caso-Previti’ all’attenzione della giunta delle Elezioni della Camera. L’organismo parlamentare presieduto da Maurizio Migliavacca (Pd) dovrà infatti pronunciarsi a breve sulla vicenda del deputato dell’Udc Giuseppe Drago, ex presidente della regione Sicilia, condannato con sentenza passata in giudicato (nel maggio 2009) all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’accusa è di appropriazione dei fondi riservati della presidenza della regione: oltre 238 milioni di vecchie lire, più altri 100 milioni quando era già dimissionario. Drago, già sottosegretario nel governo Berlusconi, prima alla Difesa e poi agli Esteri, è stato eletto nelle file dell’Udc già nel 2006, in Sicilia. Rieletto nell’aprile 2008, é anche presidente del Cda del Consorzio universitario della provincia di Ragusa. Ma l’esponente dell’Udc precisa: “Non sono come Previti perché il mio caso deve ancora avere una conclusione giudiziaria” avendo fatto ricorso ala Cassazione che sta esaminando il caso. In seguito allo stesso tipo di condanna (per il processo Imi-Sir) e cioé l’interdizione perpetua dai pubblici uffici (confermata dalla Cassazione il 4 maggio 2006) Cesare Previti venne dichiarato ineleggibile dalla stessa Giunta, il cui Comitato per le ineleggibilità era presieduto allora da Gianfranco Burchiellaro (Pd). Ma poi, prima che l’Aula, con la maggioranza di centrosinistra, confermasse o meno il ‘verdetto’, Previti si dimise. Sempre la giunta delle Elezioni è intervenuta di recente, lo scorso 27 gennaio, anche per dichiarare la compatibilità tra il ruolo di parlamentare e quello di sindaco o di presidente di provincia per 12 deputati della maggioranza. E questo nelle more della legge che prevede l’ineleggibilità solo per gli amministratori che non si sono dimessi prima di accettare la candidatura in Parlamento, ma non dice nulla su chi venga eletto a livello locale, ma sia già deputato o senatore. Così, in presenza del vuoto normativo, ci si è affidati all’ interpretazione della legge che fino alla 14esima legislatura si era sempre espressa per l’incompatibilità. Poi, con il caso di Diego Cammarata, il sindaco di Palermo finito di recente nella bufera per lo skipper del suo yacht risultato pagato dal comune, si invertì la tendenza. Con il centrodestra mutò l’ interpretazione della legge e si stabilì che il parlamentare può anche ricoprire l’incarico di amministratore locale. Senza bisogno che si dimetta. Da Cammarata in poi, la Giunta (dalla 14esima legislatura ad oggi) ha dichiarato compatibili 15 deputati che hanno mantenuto il doppio incarico. Nella legislatura attuale, conferma Donata Lenzi della presidenza del gruppo Pd, le compatibilità decise dalla Giunta sono state 30. Di cui solo 12 per essere diventati nel frattempo sindaci o presidenti di provincia. Le altre, come ad esempio quella di Lucio Stanca, che può continuare a fare l’Ad di Expo Milano 2015, riguardano incarichi in società varie o Enti Fiera. E’ il caso, ad esempio, del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi che ricopre anche la carica di Ad di ‘Fiera Milano Congressi’. Per dire ‘si” a questo doppio incarico la Giunta si basa su una legge del 1953 (n.60). Ma negli anni 50, si osserva nell’opposizione, gli “Enti-Fiera” erano diversi da ora, anche in termini di potere e influenza. In Giunta, tra l’altro, il Pd è rimasto solo nel contestare le varie compatibilità perché l’Udc spesso si è espresso a favore e dell’Idv non c’é più nessuno. Pino Pisicchio, che era il rappresentante in Giunta dei dipietristi, è passato all’Api di Rutelli. E nessuno può subentrare visto che i componenti della Giunta, per il ruolo di controllori che svolgono, sono praticamente gli unici ‘inamovibili’: non possono essere ‘rimossi’, né dimettersi. In questa legislatura, si legge nella relazione di fine anno di Migliavacca, un solo deputato è stato considerato ineleggibile perché ricopriva al momento della sua candidatura alla Camera il ruolo di sindaco di un comune con più di 20mila abitanti: Paolo Corsini (Pd). Che non dimettendosi è stato dichiarato ineleggibile e al suo posto è stato proclamato dalla Giunta Enrico Dioli (Pd).

(di Anna Laura Bussa – ANSA)


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