Ha detto "sì" e difeso il suo "no" | Governo, alla fine vince Mattarella - Live Sicilia

Ha detto “sì” e difeso il suo “no” | Governo, alla fine vince Mattarella

L'esecutivo nasce grazie anche all'equilibrio del Capo dello Stato. Nonostante gli insulti subiti.

Il giuramento
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E adesso chiedete scusa al gentiluomo siciliano, inquilino pro tempore del Quirinale. Chiedete scusa a Sergio Mattarella, che ha dimostrato di essere un formidabile punto di equilibrio, il Presidente di tutti.

Hanno scritto che, nel garantire il suo ruolo, era stato colto da “ombrosità e stizzosità siciliane”. E lui ha sempre offerto il petto alla sua funzione, noncurante degli attacchi. Avevano immaginato l’impingment…, la piazza furibonda, l’esecrazione degli analfabeti del diritto. E lui, il Capo dello Stato, ha lasciato che scorresse il tempo, che la rabbia di malmessi leoni da tastiera decantasse. Ma quanto deve avergli fatto male – si può presumere a filo di suggestione – scoprire che perfino certi amici e compagni di strada non hanno ritenuto opportuna neanche una voce levata in sua difesa.

Eppure, Sergio Mattarella, professore, Presidente della Repubblica italiana, ha tenuto fermo il punto, senza scomporsi, nella tempesta più aspra. Non voleva Paolo Savona all’Economia – per le note ragioni – infatti è stato dirottato in un ministero secondario. Ma non si è impuntato sul resto, garantendo così il profilo liberamente scelto dall’esecutivo. E si è impegnato – questo palermitano atipico per cui la sostanza compone la forma – a tessere una tela costituzionalmente ineccepibile.

Ha scritto Marzio Breda sul ‘Corriere della Sera’: “Ha tenuto in vita la legislatura, dando all’Italia un governo politico che rispetta i vincitori delle elezioni e mantiene in equilibrio i rapporti con l’Europa. Ha pacificato il Paese in tempo perché la festa della Repubblica non sia ‘profanata’ dalle polemiche. E infine ha ribadito le proprie prerogative”. Non era facile in giorni così rabbiosi, se non è un capolavoro poco ci manca.

Il Presidente, quest’uomo-pesca, morbido nell’involucro, infrangibile nella determinazione, non ha mai scansato una battaglia, se la riteneva necessaria; come quando, propiziando la Primavera di Palermo, rivoltò la Democrazia Cristiana, per rilanciare la sfida di un complicato rinnovamento. Il padre gesuita Bartolomeo Sorge ricordava: “Persona sobria, politico di grande valore, uno che non si metteva in mostra. Ma l’intervento politico decisivo è stato il suo”.

Un docente di forma e di sostanza dall’eloquio misurato e consapevole. “Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini”, disse, appena eletto al Quirinale. Tuttavia, non un carattere totalmente estraneo a un’ira fredda, quando è il caso, espressa col corpo, più che con le parole. Nessuno dimenticherà quel sopracciglio indignato, assai rialzato, sul livello delle sopracciglia al primo urto contro l’assemblearismo vociante di M5s e Lega.

E nemmeno sarà dimenticata la strenua difesa della Presidenza della Repubblica, nei giorni della partitocrazia sotto altro nome, dell’inciucio col vestito della festa, del populismo scagliato addosso alle consuetudini istituzionali. E non saranno messi da parte l’aplomb e le strette di mano con cui il Presidente della Repubblica ha accolto, in ore di colloqui e trattative, fino al giuramento, coloro che l’avevano bersagliato con critiche ingenerose, se non capziose. Adesso, chiedetegli scusa.

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