Gli alberghi soffrono ma resistono: come sta il turismo a Palermo

Gli hotel soffrono ma resistono | Come sta il turismo a Palermo

Piazza Pretoria, a Palermo
I numeri post-lockdown non fanno sorridere, ma sforzi e iniziative non mancano. Il punto di Nicola Farruggio, presidente Federalberghi Palermo
IL BILANCIO
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PALERMO – Per il turismo palermitano e della Sicilia occidentale la luce in fondo al tunnel non si può dire vicina, ma non mancano sforzi, segnali incoraggianti e iniziative per fare sistema. Lo spiega Nicola Farruggio, presidente di Federalberghi Palermo, nel tracciare un primo bilancio post-lockdown sullo stato del settore. I numeri relativi ai mesi di giugno e luglio non sorridono alle circa settanta strutture alberghiere della città di Palermo, soprattutto perché una ventina non hanno mai riaperto i battenti ai turisti.

“Una ripartenza lenta – commenta Farruggio – con un’occupazione media delle strutture ricettive nella città di Palermo che va dal 30 al 40 per cento. Ovviamente un buon dato se lo rapportiamo a quelli di qualche mese fa, che dicevano zero, ma non è sufficiente per parlare di ripresa. È chiaro che se questi dovessero rimanere i numeri per la città sarebbe un po’ più complicato risalire rispetto alle destinazioni di mare”.

Già allinizio di luglio anche il Comune, allargando il campo, aveva stimato che a fine anno il tracollo assumerà contorni spaventosi: una perdita di 70 milioni di euro, un milione di presenze sfumate, un calo del fatturato che in quattro strutture su cinque andrà dal 50 al 100 per cento e il 4,5 per cento degli operatori che non riaprirà più i battenti. Questi i risultati impietosi di una rilevazione dell’ufficio Statistica di Palazzo delle Aquile, che nelle prime tre settimane di giugno aveva interpellato 548 fra albergatori, gestori di case vacanze, titolari di locazioni brevi, ostelli e altre strutture ricettive.

Tornando alle strutture alberghiere, il presidente di Federalberghi Palermo va dritto al punto e ribadisce: “Che piaccia o no, di fatto il dato di oggi è questo. Non parlerei di buono stato di salute del settore. Anche perché la situazione internazionale non ci lascia speranzosi sulle evoluzioni del prossimo futuro, con voli e prenotazioni che ancora vengono continuamente cancellati. In Sicilia e a Palermo però fortunatamente siamo baciati da una situazione che, se non dovesse peggiorare, ci vede collocati fra le destinazioni sicure”.

Nicola Farruggio, presidente
di Federalberghi Palermo

Ecco perché possono diventare realtà idee come Fly to Palermo, promozione per incentivare e sviluppare il turismo sul territorio palermitano, agrigentino e trapanese coordinata da Federalberghi Palermo, in collaborazione con Gesap, la società di gestione dell’aeroporto internazionale di Palermo Falcone Borsellino, e la Città metropolitana di Palermo. Alla base un concetto semplice: volando a Palermo e prenotando quattro notti, una è gratis. Ora, a un mese dal suo lancio (e dopo oltre 100 prenotazioni fra Palermo, Agrigento e Trapani), Fly to Palermo coinvolge anche nuove realtà e si arricchisce di nuovi vantaggi: “Oltre alla notte gratis – dice Nicola Farruggio – c’è la possibilità di fare vacanze di mare e usufruire di tour ed escursioni. Aggiungere dei benefit ci sta dando ragione, e penso questa possa essere la strada per creare quel sistema che è tardato ad arrivare negli anni. Nell’emergenza è nata un’opportunità”.

“Chi arriva a Palermo poi gira un po’ tutta l’Isola – sostiene – quindi Fly to Palermo, che si estende a tutta la Sicilia occidentale, fa capire che probabilmente questo territorio comprese le isole è quello che momentaneamente viene preferito. D’altronde c’è proprio tutto, dalla cultura alla natura al mare. Se il trend del turismo dopo il lockdown è stato questo, ad agosto forse riusciremo ad arrivare anche al 50 per cento di occupazione delle strutture in città. Se gestiremo i costi in maniera ottimistica e ottimizzata potremo parlare di sopravvivenza”.

Ma qual è l’identikit del viaggiatore che sceglie la Sicilia? “Riceviamo principalmente turisti del Centro-Sud, ma si è rivisto anche qualche straniero soprattutto da Spagna e Francia. Non sono poi così tanti invece i tedeschi, ma perché probabilmente non amano questa stagione così calda. Loro speriamo di rivederli a settembre, che consideriamo il vero mese in cui crescere e ripartire”. Agosto insomma si prospetta come un periodo di “prove tecniche: riaprire le strutture, magari con organici ridotti, per tenere almeno un lume acceso”.

Al tempo del coronavirus non si tratta più solo di ‘chi’ decide di fare una vacanza, ma anche del ‘come’: “Dobbiamo dire che è cambiato il turismo, oggi quello pre-Covid è solo lontanamente immaginabile – rileva il vertice di Federalberghi Palermo –. Una differenza palpabile è che i pernottamenti si stanno allungando, si fanno vacanze più lunghe dove ci si rilassa rimanendo in una città e magari ci si concede anche un’escursione fuori. Questo perché per ora non si va in vacanza per cultura ma per evasione, chi si regala una vacanza lo fa per sfuggire a situazioni psicologiche pesanti e noi lo abbiamo potuto verificare parlando con i turisti stessi”.

Se da un lato i numeri relativi al territorio cittadino scoraggiano, dall’altro le località balneari stanno dando soddisfazioni anche oltre le aspettative: “Al di fuori della città, la zona di Cefalù e quella in direzione di San Vito Lo Capo registrano presenze interessanti e sono molto frequentate dal turismo locale, che a Palermo invece manca. In maniera quasi naturale i siciliani si stanno riversando sulle coste, consentendo alle strutture di quelle zone di arrivare anche al 70 per cento di occupazione”. Il quadro è ancora migliore sulle isole “come Favignana, che in questo periodo stanno arrivando a realizzare il tutto esaurito”. Successo che però non si ripete a Ustica, unica isola palermitana, che “soffre da tempo e continua a soffrire a dispetto di mete più gettonate come le Eolie o appunto Favignana”.

Le boccate d’ossigeno arrivano, anche se a macchia di leopardo, ma chi lavora nel turismo sa che non bisogna lasciarsi ingannare. Anche stavolta Farruggio risparmia i giri di parole: “Questo è un anno dove lavorare significa provare a non farsi troppo male. Al netto del virus, penso che il sistema economico ne risentirà moltissimo. L’aspetto inequivocabile – ribadisce – è che un numero importante di strutture ha optato per non aprire fino a settembre, o addirittura fino al 2021. Per questo chiediamo e continueremo a chiedere a tutta la politica, locale, regionale e nazionale, una protezione che dovrà vedere il settore tutelato in tutte le forme possibili. Anche perché Palermo ha bisogno di noi e del nostro lavoro. Senza turisti sembra un’altra città, assonnata, che ancora deve risvegliarsi”.


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