Appalti vinti nel Palermitano grazie alla mafia. E’ l’accusa per la quale sono state chiuse le indagini su 11 persone, fra cui i titolari di una ditta con sede in Toscana. Secondo i pm, gli imprenditori hanno avuto legami anche con Leonardo Badalamenti (figlio del boss Tano), finito in un altro filone dell’inchiesta su una truffa a banche estere. Le indagini, condotte dai carabinieri del Ros, sono iniziate in Toscana e sono poi confluite in un’indagine palermitana. Secondo l’accusa, la ditta Edilnaf – degli imprenditori palermitani Gaspare e Giusy Ofria e con una sede a San Giuliano Terme (Pisa) – e due società siciliane avrebbero ottenuto appalti pubblici grazie alle garanzie di personaggi legati alla mafia. I lavori riguardavano la costruzione di un agriturismo e la realizzazione dell’acquedotto a Polizzi Generosa (Palermo) e la sistemazione di strade nella provincia siciliana. Secondo la procura, la Edilnaf avrebbe dovuto anche riciclare il denaro di un’organizzazione guidata da Badalamenti, che tentò di farsi aprire linee di credito in diverse banche straniere portando come garanzia falsi titoli di debito pubblico venezuelani, autenticati da funzionari corrotti.
I pm palermitani che hanno condotto l’inchiesta, Lia Sava e Marcello Viola, hanno invece stralciato le posizioni di altri tre indagati: Leonardo Badalamenti, figlio del capomafia di Cinisi Tano, Giovanni Vassallo e la moglie Midaisi Perez Flores. Per Badalamenti lo stralcio è stato deciso vista l’impossibilità di notifica del’avviso di chiusura dell’indagine. Il figlio del boss di Cinisi, dopo l’annullamento della misura cautelare da parte del tribunale del riesame di Palermo, si è reso irreperibile. La Cassazione ha poi accolto l’opposizione della Procura e confermato l’arresto ma dell’indagato si erano nel frattempo perse le tracce. Irreperibile anche la Perez che dopo la scarcerazione sarebbe latitante in Venezuela. Diversa, infine, la posizione di Vassallo, detenuto per omicidio in Francia: a lui l’avviso sarà notificato in carcere.
(Fonte ANSA)