CATANIA – La povertà è ad un passo da casa. Mentre si passeggia, si ride, si scherza, qualcuno dorme su letti di cartone. Non sono immagini di una tv o da internet: i portici di Corso Sicilia sono diventati ogni sera rifugio per la notte di alcuni senzatetto. Non sono volti di immigrati, ma italiani, catanesi. Uno schiaffo in piena faccia: il quartiere delle banche di giorno, dopo il tramonto si trasforma in un albergo a cielo aperto per i meno fortunati. E per molti sono invisibili, o almeno fanno finta che non esistono. Perché è meglio non guardare, non girare il volto è capire la realtà. Una realtà che tocca da vicino le nostre città, che dipinge di povertà anche le sedi della finanza. Sotto le vetrate degli istituti di credito, in quell’angolo di Corso Sicilia con piazza Stesicoro, per terra, in fila, si contano le coperte bisunte che riparano dal freddo invernale i clochard etnei.
Una fotografia che conferma quanto registrato nel report della Caritas di Catania sulle povertà. I catanesi che chiedono aiuto all’Help Center sono sempre più numerosi. Il 25,31% dei richiedenti sono italiani. Il profilo dei bisognosi catanesi è presto fatto: sono perlopiù disoccupati di un’età media compresa tra i 40 e 60 anni. Molti sono sfrattati e senza reddito che non possono mantenere un appartamento in affitto. E se fino al 2011, erano i romeni a chiedere cibo, coperte e posti letto, l’anno scorso lo scenario è completamente cambiato: davanti alla sede della Caritas diocesana alla stazione a fare la fila per una coperta ci sono italiani.
Settantacinque persone al giorno sono state accolte nel centro di accoglienza Caritas diurna e notturna, ed in piena emergenza freddo, le strutture hanno ospitato ogni notte 80 senza tetto. Secondo le stime della Caritas oggi a Catania ci sono 40 persone che dormono per strada, alcuni di loro sono assistite dall’Unità di strada che fornisce loro coperte ed un pasto caldo. Alcuni di loro hanno scelto come letto i portici di Corso Sicilia: solo una coperta per ripararsi dal freddo. Ed il pensiero va al cingalese morto appena 11 mesi fa sotto gli Archi della Marina, anche quello riparo per molti senzatetto.