Gli studenti tornano in classe: “Scuola sola nell’emergenza” - Live Sicilia

Gli studenti tornano in classe: “Scuola sola nell’emergenza”

Michele Vivaldi, dirigente della Flc Cgil, a tutto campo.

Le campanelle delle scuole superiori tornano a suonare. Il rientro dimezzato (al 50%) in classe degli studenti catanesi è stato accolto con un sentimento misto di gioia e preoccupazione dopo i giorni infiniti della didattica a distanza. Sono tanti i cambiamenti che i giovani hanno somatizzato negli ultimi mesi reggendo l’urto di una emergenza sanitaria che ha fatto emergere con nettezza i problemi di sempre: dalle classi pollaio al gap digitale passando per la carenza di docenti. 

“La scuola ha retto”

Michele Vivaldi, docente e dirigente della Flc Cgil, racconta la vita “in trincea” del personale scolastico che in questi mesi, seppur tra mille difficoltà, ha tenuto. “La situazione purtroppo è drammaticamente semplice: le scuole non sono mai state chiuse, hanno continuato a svolgere attività didattica e le segreterie hanno continuato a lavorare e accolto il pubblico pur nel rispetto di tutti i protocolli”, spiega il sindacalista. “I ragazzi diversamente abili e con bisogni educativi speciali hanno continuato a frequentare i laboratori, è cambiata invece la didattica. A distanza”, continua. 

“La politica è stata assente” 

“Le scuole ci sono state e hanno garantito il diritto allo studio, non c’è stata invece la politica sia a livello ministeriale sia regionale”, attacca Vivaldi. “Garantire la sicurezza avrebbe previsto uno sforzo importante nella misura in cui si fosse investito negli organici, dotando di docenti le scuole e aumentando gli spazi a disposizione”, spiega. Tra i ritardi individuati c’è quello relativo alla gestione dei mezzi di trasporto. “Il mondo della scuola, in tutte le sue articolazioni, ha fatto il suo dovere: la politica no. Penso ai trasporti da incrementare, cosa avvenuta di recente e ancora non possediamo i dati effettivi”, argomenta.  

Tutti i problemi connessi alla Dad

Poi sottolinea il lavoro degli educatori “a distanza”, in trincea con le armi spuntate a combattere contro problemi  socio-culturali macroscopici.  “Noi docenti abbiamo fatto di tutto scontrandoci con situazioni difficili: molte famiglie non hanno accesso alle nuove tecnologie o non hanno una connessione internet, nuclei familiari numerosi che vivono in spazi ridotti: è stata una trincea con la scuola lasciata da sola”, continua il sindacalista.  

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