“Dite di essere fieri del vostro sangue siciliano, ma continuate a versarlo come se fosse vino scaduto”. E’ un messaggio diretto ai presunti valori dei mafiosi quello riportato su uno degli striscioni che i 50 ragazzi europei del progetto “Onde di legalità” hanno portato oggi sbarcando al porto di Palermo dalla nave della legalità giunta da Civitavecchia. Gli altri striscioni, in inglese e nelle altre 15 lingue dei Paesi partecipanti al progetto, riportano frasi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e saranno portati in corteo prima fino all’Aula Bunker e poi all’Albero di Falcone. Nel corso del progetto, organizzato dalla Fondazione Falcone e finanziato dal programma comunitario “Europa per i cittadini” e dalla Regione Siciliana, i ragazzi hanno partecipato ad una settimana di incontri con esponenti della Magistratura e della società civile. Resteranno a Palermo fino al 25 mattina.
“Dobbiamo tendere all’accertamento della verità a ogni costo, anche se la verità processuale non è quella assoluta, ma quella che si può trovare”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso al suo arrivo al porto di Palermo, dopo la traversata da Civitavecchia con la nave della legalità, per il 19esimo anniversario della strage di Capaci. “Ci sono tentativi di delegittimare la magistratura – ha aggiunto – ma noi dobbiamo rispondere con il nostro lavoro e non dobbiamo accettare la rissa”. “Ogni anno è un’esperienza sempre più bella – ha osservato Grasso commentando la presenza di migliaia di studenti – siamo qui per testimoniare il nostro impegno e far sì che i ragazzi possano lavorare nella loro terra. Finché avremo le forze, continueremo sempre”. Accanto a lui sul palco che ha accolto gli studenti, allestito sulla banchina del porto di Palermo, anche Antonello Montante, delegato nazionale di Confindustria per la legalità, l’imprenditore Vincenzo Conticello, l’ex pm Giuseppe Ayala e Maria Falcone, visibilmente emozionata. “Nonostante gli anni passino, ogni volta e” un’emozione nuova e fortissima”, ha detto. “Su questi giovani rimane il seme di Giovanni e Paolo e questo ci dà molta fiducia”, ha dichiarato Ayala.
“Sono emersi nuovi filoni di indagine anche sulla strage di Capaci. E questo soprattutto grazie alle dichiarazioni del pentito Spatuzza. Stiamo indagando anche su questo, seppure con organico e risorse ai limiti del tollerabile”. Lo ha detto a margine delle commemorazione per il 19/o anniversario della la strage di Capaci, il procuratore dei Caltanissetta Sergio Lari, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se fosse stata aperta una nuova inchiesta sull’esplosivo usato per uccidere Falcone. “Con i colleghi di Palermo erano sorte delle frizioni legate al fermo di Ciancimino, ma ora anche grazie all’intervento del procuratore Grasso e al fatto che sono state poste delle regole tutto è tornato sereno – ha detto Lari -. A Caltanissetta indaghiamo su più fronti: dal fallito attentato dell’Addaura a Capaci e via D’Amelio. Quest’ultima inchiesta ha un carattere di maggiore urgenza legato alla possibilità di presentare istanza di revisione per alcuni degli imputati condannati all’ergastolo. Lavoriamo alacremente e presto arriveranno i risultati”.
“Ora l’obiettivo è la cattura di Matteo Messina Denaro”. Lo ha detto, a Palermo, intervenendo alla commemorazione della strage di Capaci, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il Guardasigilli ha ricordato i tanti arresti dei latitanti di mafia, ora al 41 bis. “Le loro foto – ha detto – sono negli uffici matricole delle carceri come le figurine degli album”. “Questo governo – ha concluso – ha fatto le leggi contro la mafia senza che il giorno prima ci fossero state le stragi”.
“Insistere nell’aggressione dei patrimoni mafiosi. E’ questa la via da seguire per contrastare le cosche. Lo ha ribadito il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, parlando con i cronisti prima di entrare nell’aula bunker dell’Ucciardone. “Rispetto alla lotta alla mafia – ha detto – noi abbiamo portato dei risultati. Per quanto riguarda l’aggressione patrimoni mafiosi stiamo avendo risultati straordinari ed è questa la via che vogliamo intensificare per colpire il potere mafioso in Sicilia e in tutte le altre regioni, comprese quelle del Nord”. Il ministro ha quindi confermato che nel Consiglio dei Ministri della prossima settima verrà portato il testo unico antimafia, “una riforma epocale – ha detto – per rendere più efficace il contrasto alla criminalità organizzata”.
“Dagli elementi di indagine è ormai acquisito che ci furono contatti tra la mafia e alcuni uomini delle istituzioni. La chiamiamo trattativa per comodità anche se questo non significa che soggetti plenipotenziari sedettero allo stesso tavolo ma sicuramente uno scambio di messaggi, un diavolo ci fù”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, a margine delle commemorazioni della strage di Capaci. “Si tratta di dati acquisiti – ha aggiunto – da cui derivano conseguenze sicuramente nel processo Mori. Altri aspetti potrebbero portare a un collegamento con le stragi, ma su questo io non parlo”.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono due “eroi moderni”. L’ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso 19 anni fa nella strage di Capaci, all’apertura della manifestazione della memoria nell’aula bunker dell’Ucciardone, a Palermo. Maria Falcone ha letto un passo del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che esprime un “commosso e grato omaggio a Giovanni e Francesca” e conferma l’impegno del capo dello Stato “alla causa della lotta alla mafia”. “Giovanni e Paolo – ha detto ancora Maria Falcone – erano due grandi magistrati, due uomini diversi per idee e carattere e però così uniti dalla lealtà verso lo Stato e dal rispetto della giustizia. E sono morti per assicurare che la democrazia non fosse offesa. In questi anni si è detto tutto di loro, del loro contributo alla causa della giustizia”. “Le loro idee – ha aggiunto Maria Falcone – continuano a camminare sulle gambe dei magistrati italiani che basano il loro lavoro sui valori della libertà, della giustizia e della democrazia”.
“Come è possibile dialogare con chi ti prende a schiaffi, con chi chiama i magistrati matti, cancro, golpisti?”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, nell’aula bunker di Palermo in un faccia a faccia con il ministro della Giustizia Alfano. Così Grasso ha risposto al giornalista Minoli che gli chiedeva una battuta per smorzare la tensione tra magistrati e potere esecutivo.
“Lavoreremo sempre per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Nessuna riforma metterà questi principi cardine della legalità in discussione”. Lo ha detto intervenendo alla commemorazione della strage di Capaci il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
In un acceso botta e risposta fuori programma, Grasso ha contestato la definizione della “riforma della giustizia” data al pacchetto legislativo approvato dal governo: “qui si parla di riforma del rapporto tra Magistratura e politica e non di riforma della giustizia”. “I magistrati – ha aggiunto il procuratore – chiedono solo un processo rapido e vogliono che le vittime vedano riconosciute le loro ragioni in un contesto come il nostro è difficile smorzare le tensioni”. Il guardasigilli ha risposto al procuratore citando un’intervista rilasciata da Giovanni Falcone in cui il magistrato ribadiva l’importanza della separazione delle carriere tra i magistrati. Citazione a cui Grasso ha obiettato: “La Magistratura non può essere autonoma se le si toglie la direzione delle indagini”. Per smorzare i toni il giornalista Minoli ha chiesto ai due partecipanti di citare una qualità l’uno dell’altro. Secondo Alfano “il procuratore è un uomo delle istituzioni che non fa sconto al governo”. Grasso, ha invece dato atto al ministro di avere seguito l’input degli investigatori sull’importanza dei patrimoni mafiosì.