PALERMO – Ancora qualche ora e Rosalia Galdi, moglie di Giuseppe Graviano, potrà risalire a bordo della sua Bmw X5.
“Sua” perché così ha stabilito una sentenza della Cassazione che lo scorso settembre ha annullato senza rinvio la confisca del Suv, accogliendo il ricorso dell’avvocato Giuseppina Potenzano.
Il mezzo era stato sequestrato nel 2014, una goccia nel mare di un tesoro milionario. Nel dicembre 2017 arrivò la confisca da parte della Corte d’appello. L’avvocato Potenzano si è rivolta ai supremi giudici. Questi i motivi del ricorso accolto lo scorso settembre: la macchina “è stata comprata con proventi leciti dichiarati e dimostrati innanzi ai magistrati; l’acquisto è in ogni caso “successivo alla data della condanna definitiva di Giuseppe Graviano, che segna il limite temporale massimo per aggredirne i beni”. “A distanza di mesi dalla sentenza la macchina non è stata ancora restituita”, spiega il legale.
A Rosalia Galdi è legato uno dei misteri di Cosa Nostra. Era rimasta incinta mentre il marito stragista era detenuto al 41 bis. Fu lo stesso Graviano, intercettato in carcere, a spiegare che alla moglie sarebbe concesso di entrare nell’istituto di pena. “Dormivamo nella cella assieme”, diceva Graviano, salvo poi correggere in qualche modo il tiro. Sta di fatto che Bibiana rimase incinta.
Bibiana è il nome con cui Galdi viene chiamata in famiglia. Ed è il nome che c’era scritto in un pizzino trovato in una pompa di benzina riconducibile ai boss. Le spettavano 4.000 euro al mese. La macchina, però, così è emerso nel corso dei processi, è stata comprato con soldi leciti. Non tutti i beni dei Graviano sono stati considerati sporchi. E i familiari dei boss ormai da tempo hanno deciso di seguire le vie legali per tutelare i propri diritti.
Lo ha fatto, ad esempio, Nunzia Graviano, sorella di Giuseppe e Filippo, parte civile in un processo contro due finti dentisti che, ad insaputa della donna, avevano impiantato uno studio in un magazzino di via Conte Federico.