PALERMO – Altro che provetta fatta uscire chissà come dal carcere. Il figlio di Giuseppe Graviano sarebbe nato grazie ad un incontro avvenuto in cella fra la moglie e il boss di Brancaccio.
È lo stesso Graviano a rivelare il clamoroso retroscena al suo compagno di passeggiate nel carcere di Ascoli Piceno. Ecco le sue parole registrate dalle microspie: “Umbè (Umberto Adinolfi, ndr) il giorno che sapevo che doveva venire (si rirerisce alla moglie, ndr) io tremavo, tremavo… nascosta poi nni robbi e dormivamo nella cella assieme… cose da pazzi tremavo… un mese e qualche giorno… quando ci sono riuscita ed è uscita incinta mi è finito quel tremolizzo…”.
Il figlio era una priorità per il capomafia che ne parlava spesso con la moglie, disposta a tutto, pure a seguire il marito “sotto terra”. La paternità col tempi divenne quasi un’ossessione per il boss, che sapeva di dovere restare tutta la vita in carcere. E mentre tesseva le lodi della compagna ad Adinolfi progettava in che modo potesse renderla madre. Fino a quando non accadde il “miracolo”, diceva Graviano. Non era statao un miracolo, ma un incontro in carcere, all’Ucciardone, fra uno dei detenuti più pericolosi e sorvegliati d’Italia e la moglie.