Meno male che Silvio (c'era) c'è - Live Sicilia

Meno male che Silvio (c’era) c’è

Il tramonto di Berlusconi?
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Dopo, nel migliore dei casi, verrà un omino grigio e capace a governarci davvero. Uno di quegli omini grigi – scriveva Montanelli – che non piacciono agli italiani. Temuti, riveriti, giammai amati. Oppure sarà l’era di Nicki Vendola che declamerà le poesie di Sandro Penna con la sua sinuosa lingua di pezza. In ogni caso noi – noi giornalisti cioè – ce la passeremo peggio.
Se Egli cadrà, come faremo senza Berlusconi e i suoi magnifici doni mediatici? La categoria avrebbe di che essergli grata. Eccome.  A Palermo, per esempio, ci ha regalato Diego Cammarata. Ci ha regalato, cioè, la possibilità di scrivere male del sindaco di Palermo quasi ogni giorno, consolidando vendite, clic e consensi. Mai si era visto un sindaco tanto in gamba da mettere d’accordo tutti, in negativo, sul suo ruolo. Pensate a una Palermo retta da un amministratore con la testa sulle spalle, senza il traffico, senza qualcuno con cui prendersela, senza giornali da leggere per farsi friggere dalla rabbia. Ecco perché diciamo in coro: grazie Silvio.

E grazie per i Bunga Bunga, per i brividi erotici del Palazzo, perché in fondo si è sempre saputo che tutte le storie in codesto reame, etc, etc… Grazie per le corna in pubblico, per le battute lascive, per le bestemmie costituzionali. Grazie per Mara Carfagna, per Nicolò Ghedini che urla in faccia a Santoro il suo indignato: “Mavalà. Grazie per Michele Santoro, per Marco Travaglio, per Fabio Fazio. Che senso avrebbero senza l’entità di Arcore? Grazie pure per Luciana Littizzetto? No.

Silvio Berlusconi sta alla politica come Alberto Sordi sta alla commedia all’italiana. Tramontato lui, di che scriveremo? Ricordiamo con terrore mediatico i tempi del governo Prodi, un presidente con le carte in regola. Tuttavia, i suoi discorsi erano rantolanti bofonchiamenti. La sua vita? Un verbale di riunione di condominio. Sempre a braccetto con la moglie, l’unica trasgressione del Professore? Una certa propensione alla buona tavola. Una disperazione.
Ci toccherà Bersani? Chi? Sì, Bersani quello che pare un direttore della Pravda in vacanza a Roma. Ci toccherà Casini, incenso di sacrestia e scaltrezza politica crudele? Ci toccherà Fini, che in tanti anni ha saputo colpevolmente produrre come gossip solo una storiella sull’edilizia monegasca? E noi che scriviamo?

Verrà qualcuno a governarci, diversamente. La politica – sostengono i soliti biechi comunisti e potrebbero avere ragione – guadagnerà nel punteggio, lo spettacolo perderà il suo fascino. E senza spettacolo niente siamo. Dovremo forse rassegnarci. Tanto vale riprendere da subito il vecchio libro di poesie di Penna o le ultime relazioni (chiamarle orazioni sarebbe un po’ troppo) di Romano Prodi. Silvio addio, nel possibile  tramonto illusorio di un’Italia che crede davvero di liberarsi di Berlusconi e si scoprirà ancora fatalmente berlusconiana. Mancherà a tutti, dovesse andare via. Mancherà, in eguale misura, a Bondi e a coloro che lo odiano e non potranno confessarlo. Come si orienterà il Paese senza una demarcazione netta, pro o contro? Diventeremo finalmente a poco a poco una repubblica moderata? A immaginarlo, vengono i brividi.

Ps. Però vedrete che, in un modo o nell’altro, Silvio resterà: direttamente o indirettamente. Gli uomini passano (ed è necessario aspettare il sipario finale per certificarlo immancabilmente). Il Bunga Bunga no.

Ps.2. Ce l’ha fatta.

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