PALERMO- “Un grillino eletto coi voti di Lombardo e Miccichè, sai che spettacolo!!!”. Ci ha scherzato su con un sorriso amaro su Twitter Gianpiero D’Alia, leader dell’Udc siciliana, commentando il Vietnam di ieri a Sala d’Ercole, dove, sotto il fuoco incrociato dei franchi tiratori è caduta la candidatura di Mariella Maggio alla vicepresidenza vicaria. Le profonde spaccature interne alla coalizione crocettiana non si sono sanate e hanno portato, come avevamo già previsto su LiveSicilia, a un voto “contro”, piuttosto che pro. I dissidenti della maggioranza hanno giocato il tiro mancino alla candidata ufficiale del Pd sommando i propri voti a quelli del candidato del Movimento 5 Stelle, che portava già in dote i consensi dei 15 “grillini”. L’imboscata è riuscita alla perfezione, affondando il Pd ortodosso e spedendo Antonio Venturino da Piazza Armerina, raffinato uomo di teatro, sulla seconda poltrona di Sala d’Ercole. Decisivi i voti del Pds-Mpa che dichiaratemente ha appoggiato la candidatura del deputato grillino.
È finita così, con un Pd a pezzi, chiuso in un silenzio di tomba per tutto il pomeriggio di ieri e devastato dallo scontro intestino tra le due correnti ex Ds, quella di Cracolici e quella di Crisafulli, ormai ai materassi. Tra i due litiganti godono gli ex margheritini che piazzano due uomini, Rinaldi e Barbagallo, nell’ufficio di presidenza. Dagli altri partiti, intanto, arrivavano accuse di inciuci ai deputati del Movimento 5 Stelle.
Tutt’altro che turbato Rosario Crocetta, che è sembrato il grande regista del colpo di teatro di ieri. Il governatore ha detto di apprezzare che le due vicepresidenze siano andate alle opposizioni (per l’altro posto è stato eletto come da copione Salvo Pogliese del Pdl). Non solo. Crocetta, infatti, dopo l’elezione di Venturino, si è chiuso in conclave con la pattuglia a 5 Stelle, per un incontro che ha fatto registrare molte convergenze. E in effetti, tutte le uscite pubbliche di Crocetta, inclusa l’ultima ieri all’Ars, sono state improntate a una linea che per stile e contenuti è molto vicina al mood dei seguaci di Grillo, con un continuo, quasi ossessivo, richiamo alla lotta agli sprechi. Il presidente della Regione, d’altronde, non aveva fatto mistero di non gradire l’asse con il centrodestra che aveva portato alla elezione sul filo di lana di Giovanni Ardizzone. E di voler dialogare con tutti, recuperando il confronto con il Movimento 5 Stelle e con la pattuglia “sicilianista” formata da Pds-Mpa e Grande Sud. Qualcuno ieri ha notato, nello spoglio dei voti per i questori, che i voti per Nino Oddo, della Lista Crocetta, camminavano quasi sempre appaiati con quelli per Giuseppe Picciolo, dei lombardiani.
Il quadro che emerge dalla lunga maratona di ieri a Palazzo dei Normanni è quello di un’Assemblea balcanizzata nella quale ci si muoverà per maggioranze variabili, con un evidente scompenso tra il peso del Parlamento, diviso e litigioso, e quello del governo, che pare sempre più intenzionato a far da sé, senza preoccuparsi troppo dei partiti. Soprattutto dei suoi alleati. Che ieri hanno dovuto mandar giù il boccone dell’inedito asse “Lombardo-Grillo-Crocetta”, dipinto con grande sintesi da Francesco Cascio in un ironico tweet.
A ingarbugliare la matassa ci penserà la già avviata campagna elettorale che porterà alle inedite elezioni Politiche invernali. Una sfida che si preannuncia rissosa e confusa, e che certo non aiuterà i precari equilibri della politica siciliana.