Dopo che è stata resa nota la decisione dei giudici di Palermo di non permettere a Totò Riina e a Leoluca Bagarella di assistere alla deposizione del Presidente Napolitano, Sabina Guzzanti ha commentato con un tweet: “Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori nelle istituzioni fanno più schifo dei mafiosi”.
Ora, è vero che tutte le opinioni sono permesse. E’ pur vero che chiunque può fabbricarsi un’idea personale e su misura del diritto, non ritenendo utile, per esempio, che l’istituzione della Presidenza della Repubblica sia tutelata, nella sua dimensione effettiva e simbolica. Ed è legittimo prendere in prestito le tragedie di un Paese per farci su un film che alcuni valutano furbo, altri bellissimo. Sono, appunto, opinioni.
Tutto è lecito, nell’Italia sottosopra, digiuna di regole, colpita dalla sindrome del tifoso di calcio, vogliosa di demolire ciò che rimane a colpi di tweet. Ma ci pare che che il cinguettio di Sabina sia lo stesso di troppo. Totò Riina e Leoluca Bagarella sono il volto più feroce di una pestilenza che ha massacrato la Sicilia e i siciliani. A prescindere da tutto, è anche una questione di anima e di lessico. Non riusciamo proprio a immaginare la parola “solidarietà” accanto alla parola “mafia”.