PALERMO – “Da quasi un anno e mezzo la mia vita si è fermata, insieme a quella di mio figlio”. Mimmo Gnoffo fa fatica a trattenere le lacrime: il tempo trascorso non lenisce il dolore per la perdita più grande, quella di Simone, avvenuta nel 2024. Quando si verificò l’incidente, il ragazzo aveva soltanto diciotto anni.
L’incidente in via Pietro Bonanno
Era la sera del 31 maggio, Simone era uscito in moto con alcuni amici. In via Pietro Bonanno, la strada che conduce a Monte Pellegrino, perse il controllo, sarebbe stato tamponato da un’altra moto. Le ferite riportate nell’impatto non gli lasciarono scampo. “Non c’è giorno che io non pensi a quella sera o che non rivolga i miei pensieri a Simone. La verità è che non si vive più – dice il papà -. Si va avanti per chi ci sta accanto e per gli altri figli, ma la nostra esistenza è stata stravolta”.
Gnoffo racconta la difficile convivenza con la realtà, con l’assenza, con un dolore impossibile da placare. “E’ cambiato tutto – prosegue -. Ho lasciato la gestione della mia attività commerciale, non riuscivo a mantenere la concentrazione, a dedicarmi ai clienti”. Simone Gnoffo era uno studente dell’Einaudi Pareto di via Brigata Verona, dove tuttora si trova un grande lenzuolo bianco dedicato a lui.

“Lo chiamavano ‘Burro’, per la sua bontà”
“I suoi compagni gli volevano un bene immenso – aggiunge il padre – e anche quest’anno l’hanno ricordato con affetto. Lo chiamavano tutti ‘Burro’. per la sua bontà d’animo. Vorremmo far realizzare su una parete della scuola un murale dall’artista Igor Scalisi Palminteri, abbiamo già ottenuto le autorizzazioni necessarie”.
“Perdere un figlio è innaturale”
Come Simone, altri giovani in queste settimane d’estate, hanno perso tragicamente la vita a Palermo. “E’ terribile – prosegue il papà del ragazzo -. Ma soprattutto, è innaturale. Noi genitori non dovremmo mai dire addio ai nostri figli in questo modo. Ci vuole tanta forza per andare avanti. Ai ragazzi chiedo di fare attenzione, oggi più che mai”.
L’appello e il dolore di un padre: “Scegliete di chi fidarvi”
E facendo un appello a tutti i giovani, aggiunge: “La società è cambiata, è piena di insidie. I rapporti sono cambiati. Scegliete bene di chi fidarvi, perché i valori sono stati stravolti. Si vive spesso in contesti in cui il pericolo è dietro l’angolo. Simone aveva una dolcezza innata, era buono, sensibile ed educato, al punto, forse, da non vedere la cattiveria. Noi aspettiamo ancora di conoscere la verità su quello che gli è successo e, anche questo, è un percorso molto doloroso”.
“Genitori, parlate coi vostri figli”
Ma un compito fondamentale, spetta anche ai genitori. L’appello di Gnoffo prosegue: “Mi rivolgo a loro – aggiunge Gnoffo -. In questo mondo in cui spesso il giusto paga per il peccatore, bisogna instaurare un dialogo profondo e attento con i figli. Sin da piccoli non bisogna lasciarli in balia di un cellulare, ma confrontarsi con loro e intercettare eventuali disagi, per evitare l’alienazione”.
“Io e Simone parlavamo di tutto, senza tabù, né inibizioni. Mi manca ogni cosa di lui. Da quel giorno vivo in un limbo, tra dolore e desiderio di giustizia. Niente e nessuno me lo restituirà – conclude Gnoffo – ma mi auguro che le responsabilità di quello che gli è accaduto vengano accertate quanto prima”.

