I 9mila operatori catanesi| vogliono contratti rinnovati - Live Sicilia

I 9mila operatori catanesi| vogliono contratti rinnovati

A Catania, sono novemila gli operatori sanitari, tra medici, infermieri e ausiliari i cui contratti sono bloccati dal 2008. Nella Sanità italiana, il fondo nazionale in quattro anni ridotto di 31 miliardi ma gli sprechi continuano e manca ancora una rete territoriale.

sanità pubblica
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CATANIA – Riduzione dei posti letto, ticket aumentati, turn-over del personale bloccato, rete integrata dei servizi territoriali mai realizzata. Sono solo alcune delle criticità del sistema sanitario pubblico documentate oggi dalle segreterie Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Uil Pa, nella giornata di mobilitazione sul pubblico impiego. Si tratta della seconda tappa del percorso che porterà le federazioni nazionali del pubblico impiego a manifestare a Roma l’8 novembre per il rinnovo dei contratti e per la riorganizzazione del settore.

In piazza Stesicoro, con volantini, brochure informative e confronti diretti con i cittadini, le segreterie provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno esposto la propria analisi e le proprie proposte per riorganizzare una sanità pubblica alle prese con tagli continui e disorganizzazione diffusa. Un grido di dolore che, a Catania, accomuna novemila operatori, tra medici, infermieri e ausiliari i cui stipendi hanno perso un potere di acquisto, in sei anni di blocco contrattuale, di circa 3,3 mila euro.

«La sanità italiana non spende troppo, ma spende male – dicono i segretari generali provinciali Gaetano Agliozzo (Fp Cgil) e Armando Coco (Cisl Fp) – sono anni che aspettiamo riorganizzazione, revisione di spesa, costi standard per individuare gli sprechi e reindirizzare le risorse. Invece, abbiamo contratti bloccati dal 2008, con relativa perdita del potere di acquisto, personale di supporto che manca, i ticket e la spesa privata in aumento». I lavoratori della sanità pubblica hanno deciso di aprire uno spaccato non solo sui punti critici del Ssn, ma anche sulle potenzialità di miglioramento dei percorsi di cura. Il fondo nazionale a disposizione delle Regioni per l’assistenza sanitaria si è ridotto di oltre 31 miliardi dal 2011 al 2015, fatti salvi eventuali ulteriori tagli. La spesa sanitaria, pubblica e privata, in Italia vale il 9.3% del Pil mentre Francia, Olanda e Germania investono nella salute dei propri cittadini più dell’11%.

In soli tre anni, dal 2010 al 2013 – affermano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – gli italiani hanno speso in ticket il 25% in più. Tra il 2007 e il 2012 la spesa sanitaria privata è cresciuta del 9,2% a causa di liste d’attesa interminabili per prestazioni anche urgenti, oltre che dei costi non più concorrenziali della sanità pubblica. «A livello locale – aggiungono Agliozzo e Coco – è importante che i nuovi direttori generali finalmente insediati aprano un confronto serio con le organizzazioni sindacali, per definire un modello organizzativo che in questi anni non c’è stato a causa della mancata interlocuzione». Nel prossimo incontro di sabato 18 ottobre, sempre accompagnata dallo slogan/hashtag #Pubblico6Tu, sarà la volta dei lavoratori della sanità privata, della cooperazione sociale, dell’igiene ambientale.


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