I bellissimi occhi di Grace | "Così ho preso la sua mano..." - Live Sicilia

I bellissimi occhi di Grace | “Così ho preso la sua mano…”

Abbiamo raccontato la storia di Grace, bella e terribile. Resta da raccontare il cuore di Palermo.

La penultima porta era il sorriso. L’ultima era la mano che accompagna lì dove l’immaginazione non serve più. Abbiamo raccontato la storia di Grace, diciannove anni, ragazza nigeriana arrivata a Palermo con uno sbarco, con un figlio in grembo, uccisa da un tumore quattro mesi dopo, al culmine della gioia dell’approdo, quando credeva di avercela fatta. Abbiamo raccontato la dolcezza che ha preso il posto dell’indifferenza. Non più migrante, ma persona, riconsegnata alla dignità, all’affetto e al riconoscimento, nella stagione del declino del suo corpo.

Ma c’è anche altro da raccontare. “Siamo stati con lei fino all’ultimo, non l’abbiamo abbandonata. Grace se n’è andata con la certezza di non essere sola”, così parla Giorgia Butera, presidente dell’associazione Mete Onlus, che si occupa delle persone più fragili.

Per una serie di circostanze, per essere stata chiamata e coinvolta, Giorgia si è trovata al capezzale di una giovane donna che coltivava la speranza di vivere, di avere raggiunto la meta, mentre il calvario infuriava. L’operazione disperata all’ospedale ‘Cervello’, il trasferimento a ‘Villa Sofia’. Cure pesanti. L’aborto. La sofferenza.

“Della principessa Grace, così la chiamavo per la sua eleganza – narra colei che l’ha sorretta – conservo gli occhi, splendenti e infantili. Toccava la mia collana di perle: ‘Vorrei anche io una collana’, mi ha chiesto nel suo inglese stentato. Gliene ho regalata una con un cuoricino. Si è commossa. Per entrare in confidenza, le ho mostrato le mie foto, siamo diventate amiche”.

E’ una storia palermitana di purissima solidarietà, senza calcolo, né buonismo. C’è una ragazza sperduta da accudire e da accompagnare nel suo percorso verso una inderogabile fine. Il sindaco Leoluca Orlando viene informato della situazione una sera e si mette in azione la notte stessa, con generosità. L’assessore alle Attività sociali, Giuseppe Mattina, chiama Giorgia Butera e promette: “Siamo a disposizione per qualunque cosa”. Giorgia, ancora, racconta: “Grace mi teneva la mano, non la lasciava mai, perché le davo calore. Le ho dovuto spiegare tutto, che rischiava di morire. Mi ha guardato con i suoi occhi grandi. Mi ha sussurrato: ‘Ok, ok…’”.

Divampa una bella solidarietà nella tragedia incombente. La compagna di stanza della ragazza venuta dalla Nigeria le prepara da mangiare. Tante persone, non soltanto i volontari, si impegnano per non abbandonare la Principessa Grace che ha appena la forza per ripetere: “Dio vi benedica…”. Il corpo è nella sua discesa. Procede fino alla destinazione. Grace perde spesso conoscenza. Quando si riprende, abbraccia la sua amica Giorgia. Le dice: “Mamy, prega per me”.

All’alba di domenica gli occhi splendidi di una piccola donna che non si sentiva più sola si chiudono. Il Comune paga i funerali celebrati ai Rotoli. Fiori e lacrime. Mani che si uniscono in preghiera per benedire. E quella mano, al confine dell’ultima porta, stretta per lasciare andare meglio. L’ultimo sorso di terra in un cristallo di amore e rimpianti.

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