I boss e l'estorsione all'Acquapark | "I sacchi di soldi deve riempire" - Live Sicilia

I boss e l’estorsione all’Acquapark | “I sacchi di soldi deve riempire”

Il cantiere dell'acquapark

Il progetto della maxi struttura nel mirino della famiglia mafiosa di Misilmeri.

MISILMERI (PALERMO) – “Verrà tipo quello di Catania”. Piscine e giochi acquatici facevano gola ai boss della nuova Cupola, interessati, per rimpinguare le proprie casse, anche al progetto dell’Acquapark di Misilmeri. Insieme alla ditta che gestiva la raccolta differenziata per il Comune e ai cantieri edili che si trovavano nella zona, la famiglia all’interno del mandamento retto da Salvatore Sciarabba voleva mettere le mani pure sulla maxi struttura che sarebbe sorta su un vastissimo terreno.

E sarebbe stato proprio Sciarabba a chiedere a Nocilla di “captare” più informazioni possibili in merito, in modo da stabilire il modus operandiA questo punto sarebbe entrato in azione anche Pietro Merendino, nel frattempo già in possesso di dettagli fondamentali per il clan. I lavori per la realizzazione del grande parco sarebbero partiti presto ed era già stato individuato il proprietario, ma era necessario accertare l’eventuale presenza di soci.

“Ieri mi sono informato per quel discorso… di là… questo mi ha detto che lui è da solo. Io ci dissi che invece so che oltre a lui ce ne sono altri due o tre quelli che sono, comunque ci dissi di informarsi bene, dettagliatamente e in settimana di farmi sapere le cose per come stanno. Merendino poi, sottolinea: “Per ora sta facendo lavori di impostare pietre, ha piantato alberi… alberi tutti pini ha piantato…”

Quest’ultimo era inoltre dell’idea di dover far scattare l’estorsione soltanto a lavori ultimati: comunque io direi di farlo continuare… a lavoro completo, che poi quando casomai si ci deve andare, ci vado io direttamente, hai capito? Che lui già con me… c’è stato feeling per il discorso di quello… perciò io so come mi ci devo infilare con questo, bello paru paru”I boss prevedevano entrate di migliaia di euro, un affare che non potevano lasciarsi sfuggire. Nocilla sul nuovo business non aveva dubbi: “Sì, ma qua assai devono essere. Ci dobbiamo scassare la minchia”.

D’altronde, una struttura come l’acquapark avrebbe permesso al clan di andare ben oltre le somme solitamente estorte alle attività commerciali, che andavano dai cinquecento ai mille euro: “I sacchi deve riempire”. “Ca certo! – risponde Merendino – Poi lo decidono loro quello che gli devo dire e io glielo vado a dire… non è normale, ventiquattro milioni di euro dalla Comunità Europea si sta facendo”.

Il proprietario, già titolare di una grande tabaccheria, era conosciuto da tempo dalla famiglia mafiosa per il presunto coinvolgimento in un giro di usura e, come precisa Merendino: “Dice che ultimamente si è fatto fare un acquario dentro gli è costato centocinquantamila euro… tutto con pesci caratteristici, tutto con bordelli e tutte cose…assai proprietà ha. Mi, assai case, assai terreni, i cristiani ci vanno a soldi prestati poi non glieli possono dare più e gli restano tutte cose a lui”.

Ma Merendino e Nocilla stavano già pensando ad un altro tentativo di estorsione. Quella al titolare del deposito per la raccolta differenziata dei rifiuti. Avrebbero voluto prendere di mira anche la ditta che lavorava per il Comune, che aveva un capannone sulla strada provinciale 76, ma non sapevano bene come procedere, al punto da desistere.

Merendino spiega quindi che il Comune di Misilmeri elargiva mensilmente una retta al titolare:Questi son un tot al mese, il coso della “munnizza” il deposito della “munnizza”, il Municipio ogni mese gli dà…e tu pensi che ci arrivano tutti? Il fatto che non c’è nessuno che sa come funzionano le cose, perché al paese c’erano chi è che… dove sono andati a finire? Che fine fanno? Boh! Non è che si capisce niente!”. “Teniamoci fuori dai discorsi imbrogliati”, ha concluso Nocilla, rinunciando all’idea. 


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