CATANIA – Poche parole. Che nessuno si aspettava. Il boss Sebastiano Mazzei ha deciso di sottoporsi all’interrogatorio nel processo che ha portato alla sbarra la cellula dei Carcagnusi di Lineri, frazione misterbianchese. In un primo momento sembrava volersi avvalere della facoltà di non rispondere ma poi dopo una veloce telefonata con il suo difensore, l’avvocato Salvo Pace, ha scelto di sottoporsi all’esame. In collegamento dal carcere di Spoleto il capomafia ha precisato che tra gli imputati conosce solo “Giuseppe Avellino e il suo genero Santonocito perché abbiamo la casa a mare nello stesso villaggio a Ippocampo di Mare. Ricordo – ha affermato – che mi facevano appoggiare il mio acqua scooter”. Qualcun altro? “Poi conosco Andrea Cutuli perché ha la casa di fronte a mio suocero e ricordo che una volta, diversi anni fa, l’ho salutato. Ma nient’altro”, ha detto. Nessuna domanda da parte del pm Rocco Liguori e poi il boss ha chiesto alla Presidente del Tribunale Maria Pia Urso di poter rinunciare ad assistere al proseguimento dell’udienza.
Gli altri imputati hanno scelto il “silenzio”. Anzi, quasi tutti. Giuseppe D’Agostino infatti ha deciso di rispondere. L’imputato ha precisato il suo periodo agli arresti domiciliari che è terminato nell’estate del 2013. A Brucoli, comune siracusano teatro di un tentato furto all’ufficio postale, D’Agostino è stato titolare di una trattoria e di una sala giochi. “Erano chiusi in quel periodo perché ero ai domiciliari”, ha spiegato rispondendo al controesame del pm che poi a bruciapelo ha chiesto: “Ma come mai se lei si ritiene innocente dalla accuse durante l’interrogatorio di garanzia ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere”. “Non c’ero con la testa in quel momento avevo un po’ di problemi familiari”, si è difeso l’imputato. Per il resto degli imputati sono stati acquisiti i verbali di interrogatorio.
Il Tribunale ha già fissato le date delle prossime udienze per ascoltare i testi della difesa. Sarà esaminato anche il pentito Giuseppe Scollo, ex santapaoliano di Lineri. Entro aprile si chiuderà la fase istruttoria e poi si passerà alle discussioni del pm e delle difese.
L’INCHIESTA ENIGMA. È il 16 giugno del 2015 quando La Squadra Mobile ha smantellato il gruppo criminale legato al clan Mazzei specializzato in “estorsioni” e “riscossioni” dei crediti nella frazione di Misterbianco. Nel mirino della Polizia sono finiti anche alcuni imprenditori che invece di adire le vie legali contro i loro debitori avrebbero “ingaggiato” i “Carcagnusi” per ottenere il saldo dei crediti che vantavano. L’input investigativo è arrivato dopo il sequestro a casa di Costantino Grasso (uno degli imputati) di un block notes, ritenuto dagli inquirenti il libro mastro del pizzo. I poliziotti dall’analisi degli appunti sono riusciti a decriptare le cifre e le sigle (da qui il nome Enigma dato all’indagine) scritte sui fogli a quadretti e così a risalire ai commercianti taglieggiati.
I NOMI DEGLI IMPUTATI. Guido Acciarito, Giuseppe Avellino, Paolo Cosentino, Salvatore Cosentino, Andrea Diego Cutuli, Giuseppe D’Agostino, Giuseppe D’Agostino, Salvatore Di Gregorio, Daniele Di Mauro, Concetto Ganci, Umberto Giusti, Costantino Grasso, Domenico Antonino Grasso, Alfio Grazioso, Sebastiano Mazzei, Giovanni Miuccio, Giovanni Papa, Francesco Renda, Giuseppe Chinnici, Mirko Antonino Santanocito, Francesco Terranova.