PALERMO – Stangate per gli evasori dei tributi locali, con sanzioni che arriveranno alla revoca di licenza e concessioni o al diniego di autorizzazioni per l’avvio di nuove attività. Col nuovo regolamento fortemente voluto dal sindaco Leoluca Orlando, il Comune di Palermo promette battaglia ai commercianti che evadono almeno mille euro in un solo anno. Chi vorrà mettersi in regola potrà rateizzare e, con le opportune garanzie fideiussorie, allungare di due anni il piano di rientro. Ciò si tradurrà in 36 rate mensili per debiti fino a 5 mila euro, 48 rate per debiti fino a 15 mila euro e 60 per debiti superiori. Il provvedimento sarà in vigore dal 2021 e ancora non è stata nemmeno pubblicata la relativa delibera, ma commercianti e associazioni di categoria sono già sul piede di guerra contro una scelta che definiscono mortificante.
“Il tempismo del Comune”
Francesco Carnevale, titolare del ristorante Balata e presidente dell’Associazione via Roma, racconta che da una recente riunione di Assoimpresa è emerso un sentimento comune. “Al di là dell’ovvietà dell’importanza di pagare i tributi, tutti, dagli ottici agli albergatori, hanno rivolto il proprio pensiero al tempismo del Comune nel prendere certi provvedimenti. Al netto di una ‘caccia’ sacrosanta, mi sembra fuori luogo dare certi segnali in questo momento e lanciarli sui social come atti necessari”. Carnevale parla di un impatto soprattutto psicologico: “Il Comune ha spiegato che mira a colpire gli evasori storici, ma resta il fatto che il commerciante medio si scoraggia e probabilmente ha ragione. Intanto le strisce blu restano attive, la Ztl è stata sospesa solo di notte e tante altre proposte utili per le attività giacciono in un cassetto. Certe cose dovevano essere colte in anticipo, per esempio con la Ztl che ha comportato che chiudessi anch’io. Altre come questo regolamento tributi, invece, andavano affrontate dopo. Magari in tempi non scoraggianti per quei pochi ‘pazzi’ che cercano di sopravvivere alla tempesta Covid”.
“Smacco alle partite Iva”
Non ci sta Gaetano Romeres, altro ristoratore, titolare dell’attività ultracentenaria La casa del brodo: “Non mi piacciono questi ricatti, peraltro fatti in un momento sbagliatissimo, perché sono un ulteriore smacco alle partite Iva. Il Comune di Palermo non si è dimostrato capace di venirci incontro col suolo pubblico, con la sospensione delle tasse comunali e tanto altro, in un momento in cui ogni commerciante affrontava un post-lockdown di grandissime perdite. Ci sono un momento e un modo per tutto, un’iniziativa del genere gestita così è estremamente mortificante”. Di contro Romeres ammette che “il malcostume generale sia cosa di molti: si sente spesso ‘non pago il bollo auto’, ‘non pago la spazzatura perché nemmeno la raccolgono’… Una cultura diffusa, ma il Comune non si può dire esente da critiche perché i servizi non funzionano. Insomma le certezze sono poche, ma una cosa è sicura: fossi stato nei panni del Comune non avrei parlato adesso di tributi e revoche”.
“Ora i servizi: via gli abusivi”
Anche Ignazio Ferrante, fiorista e presidente di Assofioristi Palermo, pone la questione sul piano dei servizi: “È corretto pagare, ma deve pur esserci un ritorno. A partire dalla lotta agli abusivi che a questo punto non devono più esistere, per arrivare a una raccolta dell’immondizia ben funzionante. Anche l’amministrazione comunale ha dei doveri nei confronti di noi commercianti – prosegue – e già eliminare l’abusivismo significa meno concorrenza scorretta e quindi condizioni migliori per pagare le tasse”. Ferrante fa un esempio concreto legato al proprio settore: “L’Iva sui vasi è al 22 per cento; sia io che l’ipotetico abusivo compriamo dalla stessa azienda, ma lui ha già tagliato questo costo in partenza. Io ho il mio negozio, lui invece staziona all’incrocio. Io ho degli orari di apertura e chiusura, lui no. Queste persone a quali regolamenti comunali sono soggette?”.
“Questo sistema è farraginoso”
Così anche Giovanni Chiossone del Chiasso Bar, secondo cui “a questo punto ci sarebbe anche da regolarizzare un po’ di cose in ambito ‘tasse’. Da dove possiamo iniziare? Io pago la tassa sull’immondizia e nessuno è mai venuto a raccoglierla al mio locale; pago quella sul suolo pubblico e davanti alla mia attività ci sono auto posteggiate; quando ho fatto la richiesta del suolo pubblico sono passati sei mesi prima di approvarla, e come se non bastasse la rata è decorsa dalla richiesta e non dall’approvazione. Sei mesi pagati a vuoto. È vero che alcuni settori sono saturi, come il mio, quello dei pub – considera Chiossone – e può anche avere senso far andare avanti solo le imprese funzionanti. Ma il ritiro della licenza mi sembra una cosa assurda. Ci sono anche commercianti molto modesti che le tasse non le pagano solo perché non sempre hanno i soldi. Questo sistema è veramente farraginoso”.
“È una forma di ricatto”
Critico su tutta la linea invece Nunzio Reina, responsabile dell’Area Produzione di Confesercenti Palermo. Prima di tutto sui tempi: “Fermo restando che i tributi vanno pagati, era il momento meno adatto per affrontare l’argomento. In questo periodo di crisi non sappiamo nemmeno quali attività riapriranno, figuriamoci se si può parlare di tasse pregresse”. Poi si sposta sulle rate e rilancia: “Chiediamo che i tributi vengano rateizzati da 90 a 120 mesi come succede con la riscossione attuata da altri enti. Anche a fronte di cifre onerose. Per il Comune significherebbe intascare soldi, per noi commercianti prendere una boccata d’ossigeno”. Infine un attacco al meccanismo delle sanzioni: “Bisogna mettesi in regola se c’è un ritardo nel pagamento, ma questo regolamento tributi è una forma di ricatto: ‘O paghi, o ti tolgo l’opportunità di lavorare’. Vero che è sempre il Comune a gestire autorizzazioni, licenze e concessioni, però così si cancellano le imprese dalla città”.
“I morosi non sono evasori”
Il giro delle polemiche sul regolamento tributi si chiude con Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo. “Cozza palesemente con i principi di ragionevolezza e proporzionalità, ad esempio laddove fissa in soli mille euro la soglia del presunto debito oltre cui scatta la sospensione delle licenze. Nessuno discute l’importanza e la legittimità della lotta all’evasione fiscale – precisa anche Di Dio – ma un provvedimento del genere, in questo momento storico, ha l’amaro sapore di una vessazione nei confronti delle migliaia di imprese che sono allo stremo delle forze. E che magari nel 2021 avranno cessato di esistere”. Confcommercio Palermo si riserva “di esaminare attentamente il testo della delibera non appena sarà pubblicato – aggiunge la presidente – ma il provvedimento sembra non riesca a distinguere tra gli evasori e i morosi, che sono quelli che sanno di avere un debito ma non sono nelle condizioni di poterlo pagare”.