I controlli nei pronto soccorso, tra criticità e operazione mediatica

I controlli nei pronto soccorso, tra criticità e operazione mediatica

Cosa pensano i medici della 'commissione di vigilanza'

PALERMO – “Il Pronto soccorso è la porta di accesso della sanità siciliana”, dice un medico. Il problema è quando capita, e purtroppo capita, di dovere aspettare dieci ore prima di entrare in sala visite.

Un altro medico offre un’immagine diversa: “L’area di emergenza è come il mare dove arriva la risulta dei fiumi. Abbiamo le nostre criticità, ma spesso da noi si manifestano quelle che si generano altrove”.

Qualsiasi metafora si utilizzi il Pronto soccorso è l’avamposto della sanità. Dovrebbe tranquillizzare i siciliani, ma troppo spesso spaventa. La Regione ha deciso di nominare una commissione di vigilanza che faccia un giro nelle 56 aree di emergenze dell’Isola. Ha incaricato diciassette tecnici, quasi tutti primari che stanno in trincea. (nella foto d’archivio, il pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia)

Il punto di non ritorno è stato il cartone con cui è stato bloccata la gamba fratturata di un paziente a Patti. L’immagine del sistema Sanità è andata in frantumi. La forma è sostanza, si dirà.

“Ma ci voleva il cartone per capire che siamo messi male?”, aggiunge un altro medico. Voci senza nome. Comprensibile, alla vigilia di una visita che toccherà anche i reparti dei medici interpellati.

A taccuino chiuso alcuni colleghi si dicono favorevoli alla commissione di vigilanza, e certi che nessuno possa fare finta di non conoscere quali siano le criticità. Al contempo sono sfiduciati.

Cambierà qualcosa? “La sanità ha gli stessi problemi da sempre e da sempre non si risolvono. La commissione serve solo a dare un’immagine mediatica di efficienza, di pronta reazione”.

I più gravi nei pronto soccorso sono: carenza di personale (compensi magri e alto rischio non invogliano), boarding (indica il fenomeno dell’accumulo dei pazienti che hanno già completato il percorso assistenziale ma che non possono essere dimessi perché mancano i posti letto nei reparti) e l’utilizzo inappropriato.

Quest’ultimo fattore incide parecchio. “Come ogni estate – racconta un altro medico – siamo pieni di anziani che arrivano dalle case di riposo. Spesso sono soli. Questo accade perché mancano gli ambulatori territoriali. Non dovrebbero arrivare al Pronto soccorso. Così non ce la facciamo”.

E prosegue: “Per le coliche renali non si dovrebbe andare al Pronto soccorso, stessa cosa per un trauma distorsivo al collo del piede o per la diarrea. Si può andare in guardia medica. Poi è chiaro che ci sono casi e casi. Ed invece la gente viene da noi e pretende una riposta. E aumenta la tensione e con essa gli episodi spiacevoli e le aggressioni”.

Nella sola città di Palermo ci sono circa mille accessi al Pronto soccorso al giorno. Due terzi sono codici verdi, a basa intensità di cura. Come dire, l’imbuto e le attese spesso snervanti si potrebbero evitare.

Poi ci sono gli errori, quelli veri che succedono e vanno perseguiti ed evitati. E ci sono le carenze strutturali che un medico non nega, anzi conferma.

“Qualcuno può negare che mancano medici, infermieri, che i pazienti invece dei venti minuti previsti per un codice giallo aspettano ore, che non si fanno lavori da decenni, che mancano i posti letto? No, perché mentirebbe. Allora mi chiedo, per sapere tutto questo c’è bisogno che mandano ispettori o vigilanti. Adesso devo andare. Magari stanno già bussando nel mio reparto”.


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