Due rigori di Kakà e un immancabile gol di Inzaghi complicano la strada per l’Europa ai rosanero. Il Milan opera il sorpasso ai danni della Juventus, il Palermo si consola con alcuni dei risultati degli altri campi: la sconfitta della Roma nell’anticipo con la Fiorentina, lo stop del Genoa e quello della Lazio, forse perfino il 3-3 del Cagliari (che vinceva 2-3 in casa della Sampdoria), prossimo avversario degli uomini di Ballardini allo stadio Barbera.
Quello che è successo a San Siro – Palermo in dieci nel secondo tempo per il doppio giallo a Bovo e un calcio di rigore contro dopo nemmeno dieci minuti di gioco – però non lascia spazio ai sorrisi. Non si è ripetuto il miracolo sfoggiato in occasione della sfida con l’Inter di due settimane fa, quando il Palermo – sotto di dure reti – ha pareggiato i conti e addirittura sfiorato il ribaltamento del risultato con Miccoli. Il pugliese e Liverani, invece, stavolta sono stati tagliati fuori dai ritmi alti della partita. E quando manca l’apporto dei due migliori fra gli uomini di Ballardini è spesso difficile fare punti. Aveva cominciato ottimamente il Palermo, con una conclusione al volo di Miccoli, un tiro di Cavani e un’incursione di Balzaretti. Il cinismo dei rossoneri è agevolato da una decisione arbitrale, quella di Rizzoli, che ha dell’imperscrutabile. Un contatto Cassani-Ambrosini è punito con il tiro dal dischetto. Nessuna esitazione da parte di Rizzoli, ma la decisione è almeno cervellotica. Kakà realizza l’1-0 dagli undici metri. La squadra rossonera amministra, non fa chissà quali grande cose. Il Palermo è sfiduciato e approssimativo, raramente dà l’impressione di potere competere alla pari con la squadra di Ancelotti. Non trascorrono nemmeno dieci minuti e un’altra incursione di Ambrosini è letale e, di fatto, chiude la partita. Un cross del centrocampista biondo è pennellato sulla testa di Inzaghi che sigla il raddoppio dei rossoneri. I rosanero accusano il colpo, i padroni di casa crescono e fisicamente sovrastano gli avversari. Il pubblico gradisce, incita, applaude. Ed esulta quando a Reggio la Juventus subisce gol.
Nel secondo tempo Ballardini sacrifica Nocerino, per inserire Hernandez. Ma la mossa non stravolge gli equilibri del match. Tanto più che Bovo si fa ingenuamente ammonire per la seconda volta, lasciando il solo Kjær al centro della difesa (successivamente sarà affiancato da Migliaccio, centrocampista adattato) e Ballardini tira fuori anche Miccoli, provando la carta della disperazione Mchedlidze. Il secondo tempo, tuttavia, scorre con il primo. Il Palermo molla, il Milan resta in palla. E continua ad essere agevolato dal direttore di gara. Kakà viene appena ostacolato da Balzaretti, il brasiliano cade e Rizzoli abbocca. Nuovo rigore, nuova conclusione vincente del brasiliano. A differenza del primo penalty Amelia non intuisce, anzi è beffato da un tiro centrale.
Quando il Milan mette dentro Ronaldinho e Shevchenko, poco dopo il debutto in serie A – per un fastidio muscolare agli adduttori di Amelia – del portierino rosanero Ujkani a tutti, al Meazza o davanti la tv, è chiaro che la partita è virtualmente finita. Il Palermo pensa già al prossimo match.
Su un altro campo il Cagliari di Allegri, che perdeva 2-0 in casa della Samp, ribalta tutto, fino al 2-3, e a pochi minuti dalla fine viene inchiodato sul 3-3 di Cassani. I sardi agganciano in classifica il Palermo. Domenica Ballardini deve distanziare la sua ex squadra. Tenere lontano i rossoblù e continuare a correre sono gli imperativi di fine stagione. L’Europa non aspetta.