I dirigenti sul tetto che scotta | Tutti gli stipendi d'oro - Live Sicilia

I dirigenti sul tetto che scotta | Tutti gli stipendi d’oro

In tanti chiedono di abbassare le retribuzioni dei burocrati siciliani. Ecco quanto guadagnano.

PALERMO – Sono tanti. I dirigenti sopra il “tetto che scotta”. Il tetto agli stipendi, che in tanti, ormai, chiedono di abbassare. Per mettere un argine, in tempi di vacche magrissime, alle mega-retribuzioni dei burocrati. Una esigenza che ha trovato “forma” anche in un emendamento alla “manovrina” attualmente in commissione bilancio. Il promotore è Antonello Cracolici. Secondo lui – e lo ha messo nero su bianco, appunto, su una proposta di modifica al ddl – i dipendenti pubblici non possono e non devono guadagnare più di 200 mila euro lordi. La proposta, bocciata in commissione, sarà riproposta in Aula. Dove potrebbe trovare nuovi sponsor, visto che un input del genere è giunto anche dal responsabile Welfare del governo Renzi, Davide Faraone. Per lui, il tetto dovrebbe scendere addirittura a 150 mila euro lordi. In questi casi, quali sarebbero i dirigenti costretti a subire una sforbiciata al proprio stipendio?

La sua indennità è il frutto di un’espressione matematica. Dirigente generale al quadrato, più commissario liquidatore al quadrato. Anna Rosa Corsello, capodipartimento al Lavoro e – ad interim – alla Formazione, stando al sito ufficiale della Regione siciliana, dal quale abbiamo ricavato la maggior parte dei dati che seguiranno, cumula diversi stipendi. Quello di direttore del Lavoro, infatti, le assicura circa 170 mila euro lordi. A questi vanno sommati i 40 mila euro lordi che derivano dal ruolo di commissario liquidatore di Multiservizi, e i 25 mila lordi per l’analogo ruolo in Biosphera. E lo steso sito fa riferimento anche ad altri 15 mila euro lordi come retribuzione di parte variabile e retribuzione di risultato per l’incarico alla Formazione. Nella peggiore delle ipotesi, quindi, in busta paga la Corsello trova una somma – lorda – che oscilla tra 235 e i 250 mila euro. Una cifra, quest’ultima, che rappresenta l’attuale tetto degli stipendi alla Regione. Anna Rosa Corsello, quindi, è il burocrate più “ricco” di Palazzo d’Orleans. E l’eventuale approvazione della norma-Cracolici, se non del tetto suggerito da Faraone, si tradurrebbe in un sacrificio assai “costoso”. Ma la dirigente è in buona compagnia.

In particolare di due colleghi “esterni”. Che non fanno parte, insomma, del ruolo unico dei dirigenti. Che non sono arrivati alla Regione superando un concorso pubblico. Ma chiamati con rapporti di natura fiduciaria. Una fiducia rimasta “intatta” nonostante il passaggio dall’era di Lombardo a quella di Crocetta. Romeo Palma guida il delicatissimo Ufficio legislativo e legale di Palazzo d’Orleans. Il suo stipendio – al lordo – è di 228.105 euro. Un po’ più “prestigioso” di quello del burocrate più alto in grado. Patrizia Monterosso, infatti, somma ai circa 185 mila euro di indennità da Segretario generale, anche i circa 20 mila per la presenza nel cda di Irfis-Sicilia dove ricopre il ruolo di vicepresidente e i 15 mila euro per la presenza nel cda dell’Università Kore di Enna. E fanno circa 220 mila euro lordi in tutto.

Per trovare gli altri burocrati d’oro bisogna spostarsi un po’. Uscire dal portone della Presidenza e degli assessorati, per fare un salto nelle società controllate dalla Regione. È il caso dell’Irfis. Lì il direttore generale è Enzo Emanuele, per anni il “padrone” dei conti di Palazzo d’Orleans. L’ex ragioniere generale, oggi, riceve uno stipendio lordo di 212 mila euro lordi. Stessa cifra quella spesa dalla Regione per lo stipendio del direttore generale di Sicilia-e Servizi Dario Colombo. Un po’ di più del direttore generale dell’Arpa, Franscesco Licara Di Baucina: per lui quasi 203 mila euro lordi.

Tutti loro, in caso di approvazione del “tetto Cracolici” vedrebbero ritoccati al ribasso i propri stipendi . Ma se diventasse realtà la proposta del plenipotenziario di Renzi in Sicilia, Davide Faraone, i sacrifici sarebbero assai più “dolorosi”. E finirebbero per coinvolgere tantissimi super burocrati. A cominciare da quelli che lavorano nelle partecipate regionali. È il caso di Antonino Giuffrè, direttore generale di Ciem. Per lui stipendio pari a 194 mila euro lordi all’anno. Per il direttore generale dell’Irsap, Francesco Barbera, ecco una busta paga da 170 mila euro lordi. Più o meno la stessa cifra è quella spesa per l’incarico al direttore generale dell’Esa Maurizio Cimino. “Io guadagno appena 6.500 euro al mese”, aveva però precisato a Livesicilia. E sopra il tetto dei 150 mila, stanno quasi tutti i dirigenti generali della Regione. Tra i più ricchi, Antonella Bullara che aggiunge ai circa 167 mila euro lordi per il ruolo di capodipartimento alla Famiglia anche i 20 mila lordi per la presenza nel cda del Fondo quiescienza. Di circa 176 mila euro lordi la spesa per lo stipendio del dirigente generale del dipartimento Affari extraregionali Maria Cristina Stimolo. Poco meno quella per la retribuzione del dirigente generale dell’Ufficio speciale Audit, Maurizio Agnese. Il direttore del dipartimento attività produttive Alessandro Ferrara, invece, aggiunge a uno sipendio lordo di circa 170 mila euro, anche alcuni incarichi minori, tra cui quello di 10 mila euro concesso dall’assessorato ai Beni culturali per il restauro della chiesa di Santa Maria delle Stelle a Comiso. Stipendio da 170 mila euro lordi anche per il ragioniere generale Mariano Pisciotta. Per il resto, gli altri stipendi oscillano tra 165 e i 168 mila euro lordi. È il caso di Vincenzo Falgares (Programmazione), Pietro Lo Monaco (Foreste demaniali), Vincenzo Di Rosa (Corpo forestale), Calogero Foti (Protezione civile), Luciana Giammanco (Funzione pubblica), Giovanni Bologna (Finanze), Giuseppe Morale (Autonomie locali), Rosaria Barresi (Agricoltura), Giuseppe Arnone (Infrastrutture). Stesse cifre, più o meno, anche per i due direttori dell’assessorato Sanità, Ignazio Tozzo e Salvatore Sammartano, per il capodipartimento al Turismo Alessandro Rais. Tra i dati forniti dalla Regione e aggiornati a circa un mese fa, ovviamente, non si fa menzione dei cambiamenti avvenuti negli ultimi giorni, con l’addio di Sergio Gelardi al dipartimento Beni culturali (fino ad allora stipendio lordo da 170 mila lordi), e quello di Felice Bonanno ala Pesca (166 mila euro lordi di stipendio). Per Marco Lupo, terzo “esterno” della Regione, invece, stipendio lordo da 161 mila euro lordi. Ben lontano da quello degli altri esterni Monterosso e Palma. Ma il direttore del dipartimento Acque e rifiuti può sorridere. Se passasse la proposta di Cracolici, per lui non cambierebbe nulla. E se addirittura si giungesse alla riduzione proposta dal governo Renzi, a differenza del Segretario generale e dell’Avvocato generale della Regione, per lui il “taglio” sarebbe quasi indolore.


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